lunedì 9 aprile 2012

Educare con equilibrio e competenza


COME EDUCARE CON EQUILIBRIO E COMPETENZA (10 Maggio 2008)
(prof. Pietro Lombardo).

 Scuola e famiglia sono la gambe del medesimo soggetto, quindi se una fa lo sgambetto all’altra, è il soggetto stesso che cade. Da qui la necessità che esse collaborino insieme, nella formazione dell’individuo.
Ovviamente, la famiglia è la prima educatrice. Ci si può chiedere, allora, come sia possibile, se la famiglia è buona, che il figlio sia un delinquente. Il professor Lombardo ci riporta il caso dei giovani di Verona che, nei giorni scorsi, hanno massacrato di botte, uccidendolo, un ragazzo, che aveva negato loro una sigaretta. Riporta poi altri casi di pazienti che gli si sono affidati (punto di forza di Lombardo è il fare continuamente riferimento all’esperienza).
Bene, l’unica risposta possibile alla domanda di cui sopra è che oggi i ragazzi hanno smarrito i punti fermi, perché è venuto a mancare qualcosa da parte dei genitori: la comunicazione.
Già, perché l’educazione parte dall’alto, per arrivare al basso, dagli adulti, per arrivare ai ragazzi. Urge quindi fissare l’ORIENTAMENTO educativo.
Lombardo si domanda come mai Papa Giovanni Paolo II° avesse così tanta presa sui giovani: è perché era un uomo che dava ai giovani una SPERANZA.
E’ quello che dobbiamo fare noi adulti: dare una speranza ai nostri ragazzi! E la speranza sarà il nostro orientamento educativo. “Lascerai la terra di tuo padre e di tua madre e andrai ad abitare terre nuove” recita la Genesi. Educare per consentire il viaggio della vita, per rendere autonomi e capaci di affrontarlo da soli. L’educazione, quindi, parte da un luogo per andare in un altro.
Se oggi chiediamo ad un adolescente quali sono i suoi obiettivi, non sa dare una risposta. E’ perché noi abbiamo smesso di dare SOGNI, SPERANZE APPETITI, DESIDERI. E la vita è fatta di queste cose. E senza di esse è vuota, spenta. La vita senza  passione, senza entusiasmo è morta. Il nostro scopo in questa vita è di REALIZZARE NOI STESSI, perché COSTRUIRE è meglio che EREDITARE. Diamo allora una motivazione ai nostri giovani: c’è un motivo, c’è un valore che dobbiamo perseguire ed è questo che ci fa andare oltre le nevrosi, oltre la stanchezza… Dobbiamo mettere in movimento la nostra spinta motivazionale. E l’insegnante è un ponte verso la vita.
Quando i nostri alunni ci dicono “Ma che cosa studio a fare latino? Che cosa studio a fare, grammatica,  matematica…? Queste materie sono inutili!”, dobbiamo fargli capire che NON ESISTONO MATERIE INUTILI, perché tutto serve nella vita. Ma come farglielo capire? Prima di tutto attraverso il linguaggio NON-VERBALE: L’INSEGNANTE DEVE GIOIRE, QUANDO ENTRA IN CLASSE per trasmettere il sapere. Gioire e interagire con i ragazzi. L’insegnante deve saper dare la MOTIVAZIONE ALLO STUDIO.
Chiediamoci DOVE STIAMO ANDANDO? E chiediamolo anche ai nostri ragazzi: DOVE STAI ANDANDO? DOVE SEI rispetto alla tua terra promessa, alla tua vita, ai tuoi valori, alla tua capacità di amare? DOVE SEI?
Il buon educatore non umilia e non va in crisi d’ansia, perché lui per primo sa dov’è. Dove sei rispetto al tuo essere felice? Perché questo è il vero scopo della vita: la felicità. E la felicità è un diritto di ognuno.
Tornando alla famiglia, qual è il miglior sistema di controllo sui figli? Il DIALOGO. Il dialogo con il MONDO INTERIORE DEI FIGLI. Noi tutti abbiamo bisogno di una via sicura, abbiamo bisogno di sapere qual è e dov’è la via di casa. Quando si presenta un problema (vedi l’omicidio di Verona, ma se ne possono citare tanto altri, vedi un ragazzo che si droga, vedi un suicidio…) il vero problema non è quello, ma è il PRIMA! E’ il disagio che uno ha vissuto prima , che lo ha portato a fare quello che ha fatto e del quale noi adulti non ci siamo accorti! Non dobbiamo dimenticarci che il sentimento più diffuso nell’essere umano è la RABBIA, non l’amore, come si crede erroneamente.
Nell’educazione occorre che i genitori ci siano entrambi. Il padre ha una funzione FONDAMENTALE. Un padre confuso, disorientato ecc… crea molti più danni di una madre a sua volta confusa, disorientata ecc… Padre, in ebraico, significa COLUI CHE SEPARA e la sua funzione è quella di separare i figli dalla madre e avviarli verso l’autonomia.
A questo punto, Lombardo racconta ed analizza la parabola del Figlio Prodigo. Qui abbiamo un padre buono e giusto che educa due figli, ma uno dei due, ad un certo punto, gli chiede tutto ciò che gli spetta di diritto, perché vuole andare in giro per il mondo.
E’ doverosa una interruzione, per spiegare che la vera sfida educativa è il RISCHIO. Il rischio genera la LIBERTA’ e in assenza di libertà non c’è educazione, bensì addestramento. La LIBERTA’  è ciò che rappresenta l’incognita in educazione: CHE COSA FARE DI FRONTE ALLA LIBERTA’ DEL FIGLIO? … Libertà, il tema dell’adolescenza…
Tornando alla parabola, il padre gli dà quello che gli spetta, il figlio se ne va e sperpera tutti i suoi averi. Dopo qualche tempo, si ritrova misero, senza soldi e dignità.
La COSCIENZA, a un certo punto, ci parla perché è la verità che ci rende liberi. E il figlio si ravvede, perché nella sua coscienza il padre ha messo dentro dei VALORI e prima o poi questi germogliano SEMPRE. Lombardo lo ripete: “Germogliano SEMPRE. Fidatevi: è così!”.
Compito dei genitori è testimoniare la propria gioia di vivere, ma devono lasciare i figli liberi di fare le loro scelte. Se si fa il gioco del muro-contro-muro , il figlio farà il contrario di quello che il genitore gli chiede, per mostrare che è lui che ha ragione.
… E così il figliol prodigo torna a casa, perché E’ LA COSCIENZA DEL MALE CHE CI EDUCA AL BENE. E il (buon) padre non rinfaccia al figlio, ma fa festa per il suo ritorno. Lo abbraccia, non lo sgrida. L’abbraccio è il gesto dell’unione, dell’amore non erotico, dell’AGAPE, dell’amore misericordioso. Bambini, uomini, anziani… tutti abbiamo bisogno di questo abbraccio che significa TI ACCOLGO, TI AMO E TE LO FACCIO SENTIRE. L’abbraccio è un ritrovarsi. E il perdono è la cosa più bella: via, ripulisci il tuo cuore e vai a letto senza risentimenti!
Ma come reagisce il fratello del figliol prodigo? Si arrabbia, si indigna, è geloso, perché lui non ha mai lasciato il padre ed è sempre stato bravo. Ma noi possiamo vivere, dare, avere tutto quello che ci serve, ma, SE NON ABBIAMO LA CONSAPEVOLEZZA, tutto questo non ci serve a niente. Il figlio che si è allontanato ha avuto più consapevolezza. L’altro fratello non ha avuto la coscienza del bene. Se vogliamo che un valore venga incarnato, esso deve essere fatto ESPERIENZA DI VITA. Quando la persona fa esperienza della vera gioia, vede tutto il resto in funzione di questa gioia. Le cose devono passare dal CERVELLO, AL CUORE, ALL’ANIMA.
E il padre è colui che aiuta a riconoscere la bellezza della vita, perché tu possa scoprire il senso del tuo viaggio.
Non viviamo l’educazione come un fallimento nostro, se non sembra dare buoni frutti: se abbiamo seminato bene, raccoglieremo questi frutti.
LA FELICITA’ NON DIPENDE DA QUELLO CHE CI CAPITA, MA DA QUELLO CHE NOI FACCIAMO CON QUELLO CHE CI CAPITA.
Dobbiamo insegnare ai ragazzi come si affronta la vita, dobbiamo far capire loro che esiste la delusione (esempio: lo sai che Babbo Natale non esiste?), perché la DELUSIONE E’ UN ATTO CONOSCITIVO DELLA REALTA’. Essere delusi fa star male, ma consente di conoscere la verità e di regolarsi di conseguenza. UN GENITORE NON PUO’ EVITARE LA SOFFERENZA DI UN FIGLIO, PERCHE’ E’ QUESTA CHE LO FA CRESCERE! E’ sbagliato non parlare più ai bambini della sofferenza e della morte. Non possiamo presentare la vita come qualcosa di facile, tutta rosa e fiori, perché sarebbe un inganno e non tempreremmo i  nostri figli, li lasceremmo in balia dello stress e dell’incapacità di sopportare il dolore. Resistenza allo stress e tolleranza del dolore oggi sono crollati e l’individuo è più debole! FATICA, STRESS, DOLORE, SOFFERENZA fanno parte della vita. La vita è bella e comunque vale la pena viverla e gustarla in ogni suo aspetto, anche in quelli negativi (dolore, malinconia, sofferenza). Tutto fa parte della vita. IL PIU’ GRANDE DONO CHE POSSIAMO DARE AI NOSTRI FIGLI E’ LA CAPACITA’ DI ACCETTARE LA VITA IN TUTTI I SUOI ASPETTI.
Ma è importante anche come noi veicoliamo il sapere.
Le tre cose importanti dell’educazione sono: CIO’ CHE SI E’, CIO’ CHE SI FA, CIO’ CHE SI DICE.
Quando in educazione riusciamo ad entrare in empatia con l’altro e a sentire ciò che lui sente, allora creiamo il “gancio” e l’educazione funziona.
Oggi c’è una depressione molto diffusa che deriva dal non conoscere il nostro DIRITTO ALLA FELICITA’. Se i genitori non trasmettono ai figli questo diritto, i figli cresceranno depressi. IL DOVERE EDUCATIVO DEVE SPOSARE IL DIRITTO ALLA FELICITA’. Se questo diritto manca, la gente è afflitta dai sensi di colpa. Una vita incentrata sul senso del dovere, ma senza il senso della gioia, è una vita depressa. Gioia e dovere insieme.
Vediamo allora che cos’è la gioia.
La gioia non è piacere. Aristotele  diceva che esistono tre tipi di bene:
1)     il piacere: l’aspetto edonistico della vita, che è un elemento costituente della vita umana. Ma non si può educare tutta la vita al piacere;
2)     il bene utile: quando devo prendere lo sciroppo amaro. Non mi piace, ma è utile! Mi tocca mettere in ordine la mia camera: non mi piace, ma mi serve per imparare il rispetto. Il BENE UTILE NON DA’ PIACERE E VA IMPOSTO: E’ COSI’ E BASTA. Diventerà piacere, quando sarà diventato utile. Ed è più profondo del piacere, che resta invece in superficie.
3)     Il bene giusto o bene etico: mi fa sentire bene con me stesso, con un mio VALORE. Questo bene dà il piacere e la felicità più grandi e più durevoli. E’ fare ciò che è giusto, perché lo riteniamo tale.

Ma partiamo dal presupposto che da bambini si comincia dal bene del piacere e diamo queste dritte ai nostri figli: dedicatevi pure al piacere da piccoli, poi impegnatevi a studiare e faticare (bene utile) e infine aiutate i vostri compagni (bene etico). La gioia vera è nel bene etico, che mi fa andare verso gli altri: è donare.
Il perdono, per esempio, è un bene etico. Non giudichiamo il prossimo: aiutiamolo! Tiriamo fuori la persona speciale che abbiamo dentro, costruendo l’individualità fuori dall’individualismo. La GENERATIVITA’  è il raggiungimento della nostra piena maturità (più l’arco dei valori si tende, più la freccia portatrice di valori andrà lontana).
Ma non dimentichiamoci che il dovere senza gioia non dà senso all’esistenza.
Il DIRITTO ALLA FELICITA’ è il primo diritto del bambino: non è godimento passivo, ma è quella felicità che può derivare dal senso del crescere, è nello sprigionare le mie capacità.
La felicità non è possesso. Se così fosse, finiremmo all’inferno, perché, sottolinea Lombardo, l’inferno esiste davvero ed è dentro di noi. L’inferno vero viene dalla mancanza di amore, amore in tutte le sue forme, senza il quale non può esserci felicità.
A questo punto possiamo dire che ESSERE IN VIAGGIO significa ESSERE IN GRADO DI ACCETTARE LA SFIDA DEL VIAGGIO, credendo in se stessi. Il viaggio verso la terra promessa, verso la felicità è un viaggio verso ciò che mi appartiene di diritto. Ed è per tutti. Se noi condividiamo quello che abbiamo, moltiplichiamo! Lombardo fa l’esempio della parabola della moltiplicazione dei pani e dei pesci, spiegandola in altri termini: se io ho 10 idee e le condivido con te che ne hai altre 10, alla fine della giornata torneremo a casa ciascuno con 20 idee. Il segreto dell’educazione è tutto qui: per moltiplicare dobbiamo dividere/condividere. UNITI SI VINCE SEMPRE.
 Lombardo passa quindi a spiegare che la famiglia sana non è quella famiglia che non ha problemi, ma è quella che, pur avendo problemi derivanti dal quotidiano e dalla vicinanza, li affronta, utilizzando le risorse interne ed esterne a se stessa. E la più grande risorsa interna alla famiglia è la COMUNICAZIONE.
Bisogni ed Aspirazioni sono ciò che compongono la realtà umana. I primi sono tipici dell’infanzia, mentre i secondi rappresentano l’infuturazione, la terra promessa.
Impariamo da Mike Bongiorno: ha passato da un po’ gli 80, ma ha già progettato i suoi prossimi 10 anni!
Il desiderio riguarda il futuro, la nostalgia il passato. Non si può vivere di nostalgia: dobbiamo guardare al futuro. Noi siamo in continua evoluzione e crescita e dobbiamo crescere. Ma, per farlo, dobbiamo staccarci dal futuro e guardare avanti, altrimenti si cade nella nevrosi, si ha bisogno sempre di qualcuno che ci dica che siamo bravi, che ci dia la stima di noi stessi, quella che noi non abbiamo, perché abbiamo bloccato la nostra crescita.
Si dice che l’ambiente condizioni l’individuo. Un ambiente non è mai solo nefasto o solo valorizzante, ma è entrambe le cose. E l’ambiente può consentirci di soddisfare i nostri bisogni, che sono graduati secondo una scala di valori (dal più basso al più alto):
q       Bisogni fisiologici
q       Bisogno di sicurezza
q       Bisogno di affetto e appartenenza
q       Bisogno di stima
q       Bisogno di autorealizzazione.
 L’educazione è l’incontro tra due persone e le porta a trasformarsi entrambe, come in una reazione chimica. E’ la capacità di negoziare e di mettersi in gioco. E la virtù dei genitori, come educatori, non consiste nel non commettere errori, ma nell’essere consapevoli della realtà. I figli non vogliono avere dei genitori perfetti: vogliono avere dei genitori ONESTI e FELICI!!! Ammettiamo allora i nostri errori, impariamo a chiedere scusa, quando sappiamo di avere sbagliato: i nostri figli ci apprezzeranno e noi saremo modello di onestà ai loro occhi.
E poniamo delle regole, perché l’educazione è PORRE delle REGOLE. Dobbiamo poi, attraverso queste, mettere i nostri figli in condizioni di fare le cose da soli.
Lasciamo che i nostri figli si trovino una guida, che vengano seguiti da un educatore al di fuori della famiglia, perché è importante che abbiano una figura adulta di riferimento che non siano la madre o il padre ( i ragazzi ascoltano di più un esterno, di quanto ascoltino il genitore, perché è nel naturale processo di crescita contestare il genitore, per separarsi da lui e divenire individuo autonomo). I nostri ragazzi devono acquisire la stima di se stessi, perché l’autostima è la colonna vertebrale dell’apparato psichico ed è trasversale a tutto. Chi non ha stima di sé percepisce la critica come un’offesa e non si mette in discussione, per crescere come persona.
Autostima ed autoefficacia si possono costruire: non è mai troppo tardi per avere un’infanzia felice. Questo significa che non è mai troppo tardi per cambiare, migliorare e crescere. NON È VERO CHE È DIFFICILE CAMBIARE: E’ DIFFICILE PENSARE DI POTER CAMBIARE. E’ il pensiero, sono le nostre convinzioni autolimitanti che ci impediscono di crescere. SE CI SONO DESIDERIO E CONVINZIONE SI PUO’ CAMBIARE. Noi siamo in divenire e l’errore non è un fallimento, bensì uno STRUMENTO DI CONOSCENZA. Non è vero, quindi, che le cose devono sempre andarci bene: nella vita esistono gli imprevisti e le difficoltà e provare a superarli aiuta a crescere. Questo dobbiamo insegnare ai nostri figli.
Che cosa fa l’essere umano di fronte al cambiamento?
Nella vita ci sono i lutti, le crisi, le difficoltà, le sorprese… La vita è quella che è ed è la nostra vita. E’ luci ed ombre. E’ il modo in cui la affronti che fa la differenza.
Lombardo riporta l’esempio del topo di laboratorio nel labirinto, nel quale deve trovare il formaggio. Il topo segue l’odore, ma fatica a raggiungere l’obiettivo. Si scontra con le difficoltà del labirinto e torna indietro. Per tentativi, alla fine, riesce a trovare la strada giusta e raggiunge lo scopo: il formaggio. Le volte successive faticherà sempre meno, finché avrà automatizzato il percorso e raggiungerà con facilità il premio. Ma, un giorno, lo sperimentatore gli sposta il formaggio. Che cosa fa il topo? Che cosa farebbe l’uomo?
Vediamo prima le reazioni dell’uomo:
1)     RABBIA
2)     AUTOCOMMISERAZIONE (fattore sfiga)
3)     ANSIA
4)     MENEFREGHISMO
5)     UMILTA’ (si ricomincia daccapo).
Che cosa fa il topo? Passa subito al punto 5: ricomincia daccapo. Questa è la reazione più intelligente e l’unica costruttiva.
 Una cosa molto importante da tenere presente nell’educazione è che ogni individuo ha bisogno di sorrisi, coccole e carezze. Allora, sorridiamo agli altri (figli, alunni…) e viviamo il qui ed ora, perché è importante. Vivere il qui ed ora con gli altri significa esserci per loro, ascoltarli veramente. Impariamo a donare AMORE. L’amore è gratuità, libertà e creatività.
 Ci sono spinte che consentono al bambino nella sua mobilità intersistemica di procedere verso l’autonomia e di acquisire “fiducia di base” e sono:

BAMBINO
SISTEMA FAMIGLIA
SISTEMA COETANEI
SISTEMA ADULTI
Attinge affetto e protezione
Condivisione di sé
Ne ricava modelli di identificazione
Permesso di esistere
Esplorazione e socializzazione
Processo di transfert

Ci sono poi spinte che consentono all’adolescente nella sua mobilità intersistemica di sperimentare il cambiamento e di tollerare l’ansia e sono:

ADOLESCENTE
SISTEMA FAMIGLIA
SISTEMA COETANEI
SISTEMA ADULTI
Attinge sostegno morale e sicurezza
Sostiene la trasgressione e l’opposizione al mondo degli adulti
Ne ricava una spinta a cimentarsi nella lotta e ad impegnarsi nella realizzazione del successo
Processo di desatellizzazione



 Nel sistema familiare, quello che conta è il clima, che deve essere il più possibile sereno ed improntato al dialogo. Se parlare con le piante le fa vivere di più (è stato scientificamente provato), figuriamoci in famiglia!
Ci sono tre virtù da perseguire:
1)     Bisogna avere il coraggio di ESSERE PERSONE AUTENTICHE, non “rifatte”! Mostriamoci con i nostri errori e difetti!
2)     Bisogna essere FEDELI A SE STESSI, restando saldi in ciò che veramente conta (i miei VALORI). La fedeltà è passione e attesa e dà un orientamento alla vita.
3)     Bisogna mostrare GRATITUDINE: gentilezza ed educazione sono l’opposto dell’orgoglio. Il dare per scontato non dà più valore a niente.
4)     Bisogna essere UMILI, mantenendo uno stile di vita sobrio e solidale.
Educando, l’adulto deve essere competente, perché la competenza genera sicurezza.
Creiamo nell’educazione un ambiente leggero e vivibile! Perseguiamo Giustizia e Rispetto, utilizziamo Empatia, senso dell’humor, perché l’ansia impedisce di educare correttamente.
E ripetiamo continuamente ai nostri ragazzi le cose nelle quali crediamo: le frasi ripetute si scolpiscono nella mente e segnano i bambini (non solo quelle positive, però, attenzione! Quindi evitiamo di bombardarli con frasi negative, che minerebbero la loro autostima), ma non dimentichiamoci che EDUCARE E’ UN LAVORO CHE DOBBIAMO FARE PRIMA DI TUTTO SU NOI STESSI.

Laura Veroni

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