lunedì 9 aprile 2012

Il bagno dell’aeroporto e la suora



   Il volo delle 11.00 per Stoccolma è stato posticipato alle 13.10?!? Oh, nooo!!! Già siamo arrivati con un largo anticipo e adesso che si fa, bloccati in aeroporto, per quattro ore?!?
Mi rassegno e decido che schiaccerò un lungo pisolino, tanto, grazie alla carta Ulisse, abbiamo la possibilità di accedere alla sala business. Ila ed io seguiamo il capofamiglia, trainando il bagaglio a mano. Ecco che la porta scorrevole della business room si apre misteriosa davanti a noi, scoprendo un ingresso lussuoso. E’ già la seconda volta che ci va di fortuna (la precedente è stato in occasione del viaggio a Barcellona, lo scorso Natale, un breve, ma intenso, week end).
Il bello dei nostri viaggi è l’imprevedibilità (come dei viaggi di tutti, del resto), ma ciò che li rende speciali è la presenza di Ila, mia figlia.
Non so perché, ma quando parto con lei mi trasformo, nel senso che non sono più la mamma pallosa che continua a dire non fare questo, non fare quello, stai composta, fai silenzio, mangia bene, pulisci dove hai sporcato, metti in ordine ecc…, No!, ma mi trasformo nell’amichetta. E allora ci divertiamo un sacco.
Le partenze, laddove insorgano problemi, diventano più sopportabili, le difficoltà sembrano più piccole, il tempo passa più veloce e tutto è più rilassante.
L’unico neo, se così si può dire, è rappresentato dalla “stupidera” che ci assale, una di quelle che non ti lascia tregua, così continuiamo a ridere a briglia sciolta, noncuranti delle occhiate ora divertite e curiose, ora indignate, delle persone che abbiamo attorno. Mio marito si arrabbia tutte le volte e ci intima di smetterla, ma è come dire ad un bambino di comportarsi da adulto e pretendere che lo faccia… con la sola differenza che io sono un’adulta…
Ma torniamo alla lunga attesa. Come ammazzare il tempo? Ila si tuffa in una poltrona alla Fantozzi, super comoda, nella quale sprofonda, fin quasi ad essere inghiottita dai cuscini, io ne preferisco una più seria. Mi guardo attorno: c’è accesa la tv, ma non si riesce a comprendere quello che dice, perché il volume è troppo basso; ci sono due coppie di anziani, un papà con due figli, una coppia di giovani che hanno tutta l’aria di essere in viaggio di nozze, visto il continuo sbaciucchiarsi e le esagerate premure che lui mostra per lei (le do massimo un anno, poi ne riparliamo!) e ci sono loro, le due SUORE!!! Due suore, una italiana, l’altra indiana. Due suore in business! Hai capito? L’italiana è anzianotta, mentre l’indiana sembra parecchio giovane.
Ila si è messa ad ascoltare la musica con l’Ipod, mio marito legge il giornale e io comincio un giochino stupido: immaginare quello che possono dirsi le altre persone presenti, indovinare la loro professione, il motivo del loro viaggio… e mi faccio il mio schemino mentale su ogni coppia. Mi blocco su quella delle suore, che, secondo me, potrebbero andare solo in India (l’anziana accompagnerebbe la giovane al suo paese di origine), invece vanno a Stoccolma come noi. A far che?
Dopo un po’, Ila si stanca di ascoltare musica e mi chiede di andare con lei alla zona bar, per vedere che cosa c’è. A lei piace esplorare i nuovi ambienti. Troviamo un tavolo imbandito con numerose golosità: pasticcini alla crema e alla frutta, fette di torta, salatini, panini imbottiti, tortine salate e il frigo con i gelati e le bevande. Che si prende? Tanto è tutto gratis! Ila riempie un piatto di tutto un po’ (esagerata!), poi ne riempie un altro per suo padre, che è rimasto nell’altra sala a leggere il giornale. Io mi accontento di un succo di frutta e di un pasticcino (ho fatto una colazione abbondante).
Finalmente si avvicina l’ora dell’imbarco. Si va a fare pipì? Direi di sì, che dopo in volo non conviene.
Ila viene con me. Nell’ingresso del bagno, una donna si lava le mani. Tre le porte: Ila fa per aprirne una, ma è chiusa a chiave. Penso sia meglio bussare, perché mi sovviene di quella volta in cui ho aperto una porta e mi si è offerta alla vista una signora col colbacco in testa che faceva acrobazie per stare in equilibrio sull’asse con i piedi, onde evitare contatti pericolosi e poco igienici. Da quel momento, la signora divenne per me La Zarina. “Bussa!” le dico.
Toc toc… “Occupato!”. Proviamo l’altro: Toc toc… qualche istante di silenzio, poi “Chi è?”…
Ila ed io ci guardiamo, dapprima sgomente, poi scoppiamo a ridere col silenziatore, tenendoci la pancia e piegandoci in due, mentre continuiamo a bisbigliarci “Chi è? Chi è?”. E adesso che cavolo rispondo? Sono Laura Veroni! Oh, prego, allora venga pure avanti!... Ma come si fa a rispondere chi è al gabinetto? E chi smette più di ridere? Ila suggerisce “Dille lupo mangiafrutta!” Altra sganasciata di risate, con tanto di lacrime agli occhi.
Oddio, no, si apre la porta! Ssss!!! Ricomponiamoci! Mi guardo nello specchio, fingendo indifferenza. Ho il trucco colato dal gran piangere. Nooo!!! Esce la suora, quella indiana! Ci guarda e sorride. La guardiamo e ridiamo. Sì, eravamo proprio noi…

Tutto il volo aereo a fare il giochino del toc toc chi è? Lupo mangiafrutta, tutto il volo a ridere a crepapelle, con Dino incavolato nero per la nostra deficienza. Ma quanto ci siamo divertite!

 Lau

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