lunedì 9 aprile 2012

MA DAVVERO I GIOVANI D'OGGI SONO COSI' DIVERSI DA QUELLI DI IERI?


 Sera d'estate.
E' la fine di giugno e fa caldo. La scuola è praticamente finita e ci si ritrova tra colleghi per una cena di ARRIVEDERCI. Fa caldo a Porto Ceresio, esattamente come in ogni altra parte d'Italia, in questa anomala estate 2003. La vicinanza del lago, poi, esalta ulteriormente l'umidità e attira l'ingordigia delle zanzare, che festeggiano con noi, banchettando a nostre spese. Ce ne sono di veramente grosse.
Siamo seduti su una terrazza in riva al lago Ceresio, in attesa che il cameriere venga a prendere le ordinazioni e chiacchieriamo rilassati, senza il pensiero di doverci alzare presto domattina. L'atmosfera è serena, si ride e si scherza. Ed ecco che qualcuno si avvicina alla tavolata, a prendere le ordinazioni. Io sono seduta in fondo, tra Ilaria e Alvaro, i colleghi di lettere ed educazione artistica. Alvaro non ha conquistato un buon posto, addossato com'è alla siepe fiorita, che attrae ogni genere di insetto, e io non sono certo messa meglio.
La vista dalla terrazza, però, è fantastica! Tra poco caleranno le ombre della sera e il lago scintillerà di luci, la notte oscurerà il cielo e le stelle si tufferanno nell'acqua, confondendosi col bagliore dei lampioni e delle finestre illuminate.

"E siamo arrivati in fondo!" La voce del cameriere interrompe l'incanto. Ordiniamo una pizza e dell'insalata.
La serata trascorre allegra. Al termine della cena, al momento del caffè, l'uomo che ci ha serviti, che poi scopriamo essere il proprietario del locale, si attarda a chiacchierare con Alvaro e con me. Non so come, ma una parola tira l'altra, il discorso scivola sui giovani d'oggi. L'uomo comincia a lamentare l'assoluta mancanza di valori dei nostri ragazzi e il loro cieco conformismo, l'adeguarsi ad una moda senza senso. "Tutti uguali, tutti vestiti allo stesso modo" sostiene, scuotendo la testa. "E i capelli? ma li avete visti i capelli? Tutti rasati di dietro e col ciuffetto per aria davanti. Ma che senso ha? Non sarà mica una pettinatura quella? E i tatuaggi? E i piercing?...Un buco al naso, uno alla lingua, un altro all'ombelico... Che se ne facessero uno dove dico io!"
Ilaria, seduta accanto a me, ride e ammicca con lo sguardo.
Dovrei sentirmi a disagio per quelle parole, mi domando, o dovrei esibirgli i miei piercing e tatuaggi?
Sto zitta e lo lascio parlare. Anche Marina, seduta di fronte a me, ride e mi guarda. Il tipo ha trovato proprio il soggetto giusto per questi argomenti!
"Sono ridicoli, tutti quanti. Non hanno nessun valore, non credono in niente, ascoltano una musica assurda. Non sarà mica musica quella di adesso? E' rumore! E' chiasso, baccano, frastuono per stordirsi. Già son tardi così come sono... Ignoranti poi...! Ma lo sapete che ne hanno intervistato uno e gli hanno chiesto SAI CHI E' STATO IL PRIMO RE D'ITALIA? E QUELLO HA RISPOSTO GIULIO CESARE? MA VI RENDETE CONTO?!? Non sanno niente. Niente. Per forza: piercing, tatuaggi, capelli, pantaloni col cavallo alle ginocchia e le chiappe di fuori!..."
Ma che cosa gli avranno mai fatto questi giovani? Penso io. E non riesco a trattenere la lingua: "Se è per questo" comincio, "anch'io ho dei buchi e pure dei tatuaggi. E se è per questo, anche io seguo abbastanza la moda e ascolto musica assordante. E ho quarant'anni..." Mi guarda, lievemente arrossato in viso. "E sono pure insegnante" Aggiungo.
Il tipo è un tantino imbarazzato. Ilaria se la ride nel tovagliolo, soffocando una tossettina strategica. Alvaro mi guarda con tanto d'occhi. SI': TATUAGGI E PIERCING, elaboro la frase mentalmente. PERCHE'? LO TROVI STRANO? MI TROVI STRANA? DIVERSA DA PRIMA DI SAPERE CHE LI AVEVO?
Il proprietario del locale non sa più che cosa dire. Gli mostro il piercing al naso. " Vede?"
Cerca di togliersi d'impaccio: "Beh, ma quella è poca roba!" Esclama. "E' un brillantino piccolo, che quasi non si vede! Lei non ha certo un buco all'ombelico come quelli!"
STAI ZITTA, LAURA, TI CONVIENE! "E invece sì che ce l'ho!" Ecco, l'ho detto. MA NON POTEVI LASCIAR PERDERE? ADESSO ALIMENTI LA POLEMICA.
Che faccio? Sollevo la camicetta e glielo mostro? Non è che pensa che lo sto prendendo in giro? Ce l'ho, ce l'ho per davvero!...LAURA, LASCIA PERDERE! CHE TI IMPORTA DI QUELLO CHE PENSA?
Esibisco con noncuranza uno dei miei tre  tatuaggi, quello sul polso, portandomi il bicchiere alle labbra per bere, e, con lo sguardo, sembro invitarlo a guardare GUARDA BENE!
Il tipo tossicchia e cambia discorso. "Posso offrirvi un amaro?" COME MINIMO, DOPO QUESTA BELLA FIGURA DI M... DIREI CHE NON GUASTA.
Ecco, non l'ho detto. Perché? Ma perché?
E, allora, lo dico qui:
PERCHE' NOI ADULTI (e voglio mettermici anche io!) GIUDICHIAMO MALE I GIOVANI? PERCHE' GLI ADULTI DI IERI GIUDICAVANO MALE NOI? E PERCHE' GLI ADULTI DI DOMANI, NONCHE' GIOVANI D'OGGI, GIUDICHERANNO MALE QUELLI DI DOMANI? Ci avete mai pensato? Nessuno apprezza ciò che non fa parte del suo tempo. Si tende a mettere in ridicolo tutto quello che è diverso dal nostro, lo si esclude, nemmeno si tenta di comprenderlo o almeno prenderlo in considerazione.
E mi domando: MA NOI SIAMO DAVVERO COSì DIVERSI DAI RAGAZZI DEL NOSTRO TEMPO? O E'  SEMPLICEMENTE IL LORO TEMPO AD ESSERE DIVERSO DAL NOSTRO (aiuto, questa sembra proprio una domanda alla Marzullo!)? Quello che avrei voluto dire quella sera e che non ho detto è: ma lei, signore, come si vestiva, come si pettinava, che scarpe calzava ai suoi tempi? Non era il periodo dei capelloni (tutti gli uomini, o quasi, coi capelli lunghi!), dei figli dei fiori, dei jeans a zampa d'elefante (guarda caso son tornati di moda!), delle scarpe Clark? E tutti si pettinavano così, tutti calzavano quelle scarpe, tutti avevano addosso la zampa d'elefante (che era pure peggio di quella odierna). E le donne? Capelli cotonati, che parevano nidi per cicogne; zatteroni, che, a vederle camminare, pareva pestassero uova; occhi truccati alla Mina, sopracciglia strappate con la pinzetta, da non lasciare visibile nemmeno un pelo; ombelico scoperto alla Carrà... E allora? Mi dice, signore, mi dite voi, signori, che cosa c'è di così diverso tra i giovani d'oggi, quelli di ieri e quelli di domani? E se qualcuno avesse domandato a un ragazzo degli anni sessanta DIMMI CHI E' STATO IL PRIMO RE D'ITALIA, pensate che non ci sarebbe stato qualcuno che avrebbe risposto GIULIO CESARE?
La questione è che, quando si inizia a criticare la gioventù e il suo modo di porsi, vivere, esprimersi e pensare, SIGNIFICA CHE COMINCIAMO A DIVENTAR VECCHI.

Lau


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