lunedì 9 aprile 2012

Praticamente adolescenti


CORSO DI AGGIORNAMENTO        
Novembre/Dicembre 2006

 PRATICA…MENTE ADOLESCENTI         
(appunti personali, non rivisti dai relatori)

 Il corso verte sui vari tipi di dipendenze.

Primo incontro (Relatori: Dr. Marino, psichiatra, e don Rigoldi):          
TOSSICODIPENDENZE E BULLISMO

DR. MARINO: 

Domanda: quali sono gli effetti delle sostanze e quale differenza intercorre tra sostanza lecita e sostanza illecita?        
Risposta: Esistono sostanze che creano un maggior danno a livello di assuefazione e altre che ne creano meno. La causa della dipendenza, però, non risiede nella sostanza, in quanto la dipendenza è causata dal deficit del sistema di ricompensa cerebrale. Chi non è soddisfatto della vita, per migliorare il livello di benessere, si dà alle droghe, all’alcol, alla bulimia. Ma dobbiamo considerare che è la natura stessa che ci dà cose che ci gratificano. La dopamina, per esempio, è una sostanza che ognuno di noi ha e che ci dà senso di gratificazione. Tuttavia, ¼ delle persone fatica a star bene ed è quindi più soggetta alle dipendenze. La vulnerabilità individuale è un elemento importante al riguardo. Per esempio, se diamo morfina ad un malato anche 4 o 5 volte al giorno, per sedare il dolore, questa non gli dà dipendenza, mentre l’eroina “da strada” è diversa, perché allungata con altre sostanze e dà dipendenza. Ne deduciamo che le caratteristiche delle sostanze giocano un ruolo importante, ma non decisivo. E’ risultato che il tabacco è la sostanza che dà più assuefazione, anche se le droghe sono più pericolose e distruttive.

DON RIGOLDI:        

D: Quali sono le sostanze più in voga?     
R: Molti adolescenti hanno la convinzione che sia “trendy” drogarsi o almeno provare. Questa è la prima condizione mentale che spinge un giovane ad accostarsi alle sostanze stupefacenti. E’ di moda “farsi la canna”, e fare uso di coca (quest’ultima ci eleva dal proletariato). Tuttavia, le sostanze danno effetti diversi, secondo chi le usa, in quanto legate alle condizioni psicologiche del consumatore. A poco serve che noi adulti cerchiamo di spaventare o proviamo a drammatizzare: timore e dramma non sono validi deterrenti. Non è vero che dallo spinello si arriva al buco, e questo i giovani lo sanno benissimo, ma può essere una premessa per. Legalizzare la droga è sbagliato, poiché equivale a renderla più accessibile.
D:Ma quali sono i motivi per cui uno assume tali sostanze?      
R: I giovani rispondono che la droga si prende perché è bella, buona e fa star bene. Ma poi se ne pagano le conseguenze.
E’ quindi INUTILE che noi adulti cerchiamo di spaventare i nostri giovani: SPIEGHIAMOGLI PIUTTOSTO I RISCHI!        
Alcune droghe danno grandi capacità di relazionarsi agli altri, altre danno prestanza fisica, potenza e fanno sentire importanti. Ma è tutta un’illusione. Illusione di poter avere relazioni pulite, empatiche. Grosso danno è pensare di essere perone che possono comprare la felicità ed il benessere.

DR. MARINO: 

D: Che differenza c’è tra uso, abuso e dipendenza?  
R: L’uso di una sostanza è qualcosa di economicamente vantaggioso per la persona, che ci guadagna più di quanto ci perde.      
Nella vita, c’è una serie di interrogativi che ci poniamo, che generano ansia, in quanto mancano di una risposta che si può trovare solo nella religione. Ad esempio: Che senso ha la mia vita? Che senso ha tutto quello che faccio? Purtroppo, la scienza e la tecnica hanno diminuito il valore del sacro e gli adolescenti hanno bisogno di eroismo e di emozioni.
Se si vuole fare prevenzione, allora, occorre trovare qualcosa di stimolante.
Se vogliamo distinguere uso da abuso, possiamo dire che l’uso è economico, mentre l’abuso è una situazione in cui uno perde più di quello che guadagna. L’abuso, però, non è dipendenza. La dipendenza, infatti, non è solo dipendenza fisica (questa si può curare), ma è bisogno incontrollabile di assumere la sostanza, anche a distanza di tempo. La dipendenza è quindi costituita da impulsività motoria che porta ad associare la gratificazione ad un dato episodio.

DON RIGOLDI:       
 
D: dove si collocano gli adolescenti tra uso e abuso?     
R: A 11 -12 -13 anni c’è già un inizio di consumo, questo perché nell’adolescenza ( e spesso anche nella preadolescenza) c’è bisogno di trasgredire. I border-line e i ragazzi con vissuti molto dolorosi sono i soggetti più a rischio.      
Tra gli adolescenti ci sono più consumatori che abusanti.
Invece a 14 – 15 – 16 anni la cosa più importante è il sesso. In questa fase della crescita, infatti, la qualità stessa della vita consiste nel come si sta con gli altri, nel bisogno di dare e ricevere da loro.
Tuttavia anche a questa età è diffuso l’uso di sostanze stupefacenti. Qui, però, non è l’eroina a farla da padrona, bensì l’uso combinato di farmaci ed alcol, molto pericoloso.  
D: L’adolescenza è sempre un’età di disagio o può portare al disagio?          
R: L’adolescenza è un’età di rapida crescita. La plasticità neuronale è molto elevata nell’adolescenza, poi, invecchiando, perde di tono. A 14 anni crescono anche la vita sociale e quella sessuale e si afferma il bisogno di autonomia, anche se si ha ancora bisogno dei genitori. C’è voglia di protagonismo e di trasgressione, che è l’esatto contrario della colpa. Trasgredire è disobbedire volontariamente e consapevolmente. Disagio e sofferenza sono tipici dell’adolescenza, ma occorre capire che sono sentimenti che fanno parte della vita. L’importante è non restare soli ed isolati. In questa fase, atteggiamenti troppo autoritari dei genitori sono negativi. Non bisogna mai dire SI FA COSI’, PERCHE’ LO DICO IO.
Gli adolescenti di oggi sono bombardati da migliaia di messaggi. L’adolescente vive nel dubbio di non valere niente. Egli, quindi, ha bisogno di sicurezza, di essere preso per come è, per quello che è, senza ordini e imposizioni. L’adolescente ha bisogno di RESPIRO, non di ordini. Le parole intelligenti, la testimonianza, la relazione lo aiutano, ma importante è anche il fargli capire che gli si vuole bene. Per i figli è molto importante vedere che anche i genitori si amano.
Essere adolescenti oggi è molto faticoso, più di un tempo.

DOTTOR MARINO:   

Stressando il sistema nervoso, produciamo dal nostro organismo sostanze simili a droghe che aumentano il nostro benessere, come nel gioco d’azzardo, negli eccessi alimentari, nel sesso (si pensi al sex addiction, consistente nell’avere rapporti sessuali in situazioni pericolose e/o a rischio), nello shopping compulsivo, nello sport con doping… La dipendenza, in questi casi, consiste nella modalità di relazione che stabiliamo con l’oggetto. Anche la dipendenza affettiva può diventare paranoica (senso di perdita, gelosia…). Tutto dipende dalla personalità.

DON RIGOLDI:         

D: Esaminiamo un altro tipo di comportamento e di dipendenza: il bullismo. Che storia si cela dietro ad esso?        
R: Esistono due tipi di bullismo: quello dei gruppi stranieri (es. i King) che compiono imprese collettive, sono contraddistinti da regole di ingresso, sono sudamericani; e quello dei gruppi italiani, opportunistici, che hanno bisogno di un rimando di potenza, che hanno bisogno di soldi per comprare roba.    
Oggi è molto difficile far capire ai nostri ragazzi che il male è male e non si deve fare (uccidere, violentare…). Gli insegnanti si trovano ad avere anche il compito di educare e aiutare. Dobbiamo essere noi i COSTRUTTORI DI RELAZIONI e per questo dobbiamo imparare ad utilizzare delle tecniche (esistono numerosi saggi al riguardo, tipo il libretto “Drugs” con giochi di ruolo e drammatizzazione; oppure testi del Dr. Contessa e del Dr. Spaltro “Giochi psicopedagogici”, con scambi di ruoli). E riflettiamo su una frase: DIO C’E’, MA RILASSATI: NON SEI TU!

DR. MARINO: 

La mentalità che contraddistingue i giovani di oggi è: sono sul giornale, sono in internet, allora ESISTO. Ecco dunque i bulli che si filmano, si mettono in rete e ne sono orgogliosi, perché hanno la conferma di essere qualcuno, di esistere.        
Nell’ottocento l’isteria era la valvola di sfogo per raggiungere obiettivi alla realizzazione dei quali si opponevano degli ostacoli; oggi, invece, abbiamo i mezzi, ma non sappiamo dove andare, mancano gli ostacoli contro cui lottare e si cade nell’agitazione e nell’agito. Da qui certe espressioni, certe manifestazioni, certi rituali tipo il piercing, cha fa parte dei tanti riti di iniziazione odierni. Ma in realtà non inizia nulla, bensì si afferma, attraverso un atto, che IO ESISTO.
Se a scuola si manifesta una situazione di disagio, è bene che l’istituzione scolastica operi con uno psicologo.

Secondo incontro (Relatore: Dr. Renato Briccolo, psichiatra):   
LE TOSSICODIPENDENZE

 Definiamo tossicodipendente chi consuma sostanze ed è arrivato ad un grado di gravità che gli impedisce di fare scelte al di là della droga.      
Il mondo dell’eroina è stato il primo approccio alla tossicomania. Sono più i consumatori tra gli adolescenti che non i tossicomani. L’LSD non dà assuefazione/dipendenza, ma dà esiti seri e gravi.
Il circuito del rinforzo ha alla base un aspetto biologico. Ci domandiamo: che probabilità c’è che l’uso della sostanza possa portare ad una diffusione a macchia d’olio del fenomeno? Bassa.
Nelle scuole si creano gruppi omogenei e difficilmente un gruppo può contagiarne un altro. A volte si delineano gruppi aggressivi (bulli) che possono dare seri problemi (si tratta di gruppi di pari attorno ad un leader).  
Oggi parliamo  di nuovi consumi che sono quelli di sostanze diverse dall’eroina. Un tempo nelle città gli eroinomani dominavano la scena, circa nell’85 ha iniziato a comparire l’ecstasy. Il fenomeno è partito da Ibiza.        
L’ecstasy è una droga eccitante (come le anfetamine). Questa droga è stata portata in Inghilterra, poi anche in Italia nelle notti discotecomani, supportate da droghe eccitanti. Comunque, l’uso di queste droghe, che vengono ingerite, è limitato a contesti occasionali (feste), perciò possiamo dire che i nuovi drogati restano in contatto con la società, con la scuola, il lavoro… diversamente dagli eroinomani, che si isolavano da tutto il contesto.
Oggi viviamo in una società dove domina del tutto il senso del piacere e non più quello del dovere. Un tempo  l’educazione era molto rigida, oggi si tende a perseguire la soddisfazione immediata del proprio bisogno. Il conflitto tra piacere e dovere è sempre stato parte dell’uomo ed è sempre stata una fatica farvi fronte, ma oggi che viviamo in un mondo precario, dove ci sono promiscuità sessuale e crisi di valori, dove si dà importanza alle pulsioni, al soddisfacimento immediato, al piacere, risulta ancora più difficile seguire il dovere. Siamo diventati consumatori di merci e di emozioni, volti al piacere senza desiderio e per noi sono diventati importanti cose come il cibo, il sesso…
In un simile contesto, allora, noi docenti, insieme ai genitori e agli istruttori sportivi, siamo gli UNICI ADULTI a contatto con i ragazzi, perché la chiesa è crollata e il padre spirituale non è più una figura di riferimento. L’insegnante, invece, lo è ancora. Quindi è chiamato a svolgere un ruolo educativo molto importante.  
Oggi è venuto meno anche il grande conflitto con la famiglia e i figli rimangono in casa a lungo, dato che il contatto familiare è frammentato e fatto di accordi parziali (accetto questo e quest’altro no), perciò si arriva alla frammentazione plurima di identità. Si vive una fase di adolescenza ed età giovanile protratta che arriva addirittura fino ai 35 anni. La realizzazione di sé oggi richiede molto più tempo rispetto a una volta e questo crea dei grandi problemi. Arrivare all’unitarietà della persona richiede molto tempo. Come dice lo psichiatra Hilman, la possibilità per un uomo e una donna di identificarsi con un unico io è modesta per la frammentarietà della società. Abbiamo esperienze plurime, più che unitarie. All’interno di una siffatta visione, ci stanno pure la violenza e l’aggressività. In gran parte è colpa della televisione, che porta al denudamento e allo svelamento della persona e a pseudoconfessioni pubbliche negative. La TV per prima offre modelli negativi e di mancanza di controllo.
Ma NOI DOBBIAMO ESSERCI NELL’HIC ET NUNC: è questa l’unica cosa che conta e non significa negare la pluralità della personalità e del contratto familiare e sociale e neppure i conflitti.
NOI DOBBIAMO ESSERCI COME PERSONE CON LA NOSTRA TOTALITA’ E SOPRATTUTTO CON LA NOSTRA UMANITA’ E NORMALITA’, dobbiamo essere esempio e proporci come tale. Dobbiamo incominciare ad essere consapevoli della nostra dualità o  addirittura pluralità. Nessuna delle nostre parti dev’essere sacrificata alle altre. Solo accettando la pluralità nostra e altrui possiamo accogliere la differenza dell’altro e accettarla per aiutarlo. Dobbiamo realizzare il sé e il sé è totalità e questo richiede una vita intera.
L’unità è l’armonia del sé ed è un’esperienza rara, difficilmente raggiungibile e soprattutto non raggiungibile nella prima parte della vita e a volte nemmeno nella seconda e non è nemmeno possibile conservarla a lungo. Dobbiamo anche accettare il ripartire per ricostruire, perciò dobbiamo entrare in una visione e concezione ciclica. E’ la comprensione che può aiutarci ad avvicinarci agli adolescenti e ad avvicinarli a noi. Dobbiamo infondere in loro SPIRITO DI SACRIFICIO. Ma come? Partiamo da piccole cose, facendoli riflettere sulla fatica che hanno fatto, magari inconsciamente, a raggiungerle. Partiamo dal principio di REALTA’, tenendo presente che la scuola è palestra del confronto e il concetto di fatica qui è presente.     
Ai giovani d’oggi manca la percezione della necessità di realizzare cose che richiedono fatica per essere raggiunte. La nostra è diventata una società molto selettiva, che accantona le cose che costa fatica fare. Il dover affrontare una situazione oggi non esiste, non c’è più capacità di attesa, perciò a noi adulti resta il compito di aiutare i ragazzi a comprendere che devono imparare ad ascoltare le parti di sé, tutte, comprese quelle che non  piacciono, che pesano e che costa fatica seguire. Oggi non c’è più la scelta tra “o” “o”, ma esiste solo “e” “e”, nel senso che TUTTO E’ CONCESSO. Invece no! Insegniamo ai nostri giovani che o fai una cosa o l’altra: non puoi farle entrambe.
Evitiamo, infine, l’espulsione scolastica o almeno diamola con amorevole comprensione, in modo da evitare il KO e il senso di fallimento.

 Terzo incontro (Relatori: Dr.ssa Barbatelli, psicologa; Dr. Sangiorgio, educatore):   
LE  DIPENDENZE “INFORMATICHE”

DR. SANGIORGIO:  
  
Come comunicano tra loro gli adolescenti e come comunicare con loro?        
Il mondo della comunicazione giovanile oggi avviene con straordinaria rapidità e contemporaneità di strumenti comunicativi (es. cellulare in contemporanea alla Chat), tanto che la generazione dei nostri ragazzi d’oggi viene definita E-GENERATION. I giovani seguono le nuove tendenze (trend setter), lanciate dalla pubblicità. Le Chat sono quelle che vanno per la maggiore: non lasciano traccia e avvengono contemporaneamente. Da tutta una serie di cose emerge un’adolescenza che ha bisogno di CONTATTI e di ASCOLTO. Svago e socializzazioni sono le categorie più forti e più gettonate. Sono la solitudine e l’insoddisfazione, oltre ai motivi di socializzazione, a spingere i giovani nelle Chat. Il rischio è quello della dipendenza da cyber-relazioni. E i genitori latitano un po’ troppo nel controllo, lasciando l’adolescente solo e libero di navigare nel mondo di internet.

DR.ssa BARBATELLI: 

In base a quanto esposto sopra, si può osservare come la dimensione comunicativa sia destabilizzata, con conseguente rischio di senso del vuoto e vuoto di senso. Urge dunque un RESET. L’esperienza degli sms e delle Chat dimostra come l’adolescente abbia bisogno di COMUNICAZIONE PERMANENTE. I nuovi paradigmi dell’esserci nel mondo per l’adolescente (che ha bisogno di essere visto, di essere presente) oggi sono:
-      chat o relazione
-      blog o diaristica (pagine di diario personale pubblicate in un sito)
-      forum o socializzazione
-     cellulari o attestato di presenza permanente (si pensi anche al solo squillino, per dire ci   sono).
Nella Chat si gioca e ci si diverte; nel forum invece ci si mostra; nella Chat si giocano le diverse identità, fino ad arrivare allo svelamento che comporta comunque un rischio.
I blog sono invece giornali di bordo online che attestano la propria presenza nel mondo e mettono in contatto con esso. Sono un luogo dove costruire l’immagine di sé.
Il cellulare è l’estensione del sé comunicativo: non lo stacchiamo mai. Spesso l’adolescente dorme col cellulare acceso sul comodino e questo è un modo per non interrompere mai la comunicazione. Cellulare e pc diventano oggetti preziosi, di cui non si può più fare a meno. Col cellulare pensiamo di essere sempre presenti e pensiamo che anche l’altro lo sia per noi, rievocando così continuamente la presenza.   
In tutti questi casi, comunque, si tratta di REGRESSIONE COMUNICAZIONALE. Questi nuovi sistemi di comunicazione sono contraddistinti da due caratteristiche: velocità e pregnanza della frase.
Hikikomori parla di forma di disagio adolescenziale, per cui il giovane si chiude in una stanza e si isola, ma nello stesso tempo è circondato da strumenti tecnologici.      
Teniamo presente, comunque, che la realtà virtuale non è mai quella vera. Aiutiamo i ragazzi a riprendere il valore della comunicazione reale, del dialogo diretto con le persone, della comunicazione fatta di parole scambiate tra esseri umani concreti, reali, veri. Solo così eviteremo il rischio dell’isolamento e della costruzione di false identità nelle quali il giovane arriva a perdere se stesso.

Laura Veroni

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