lunedì 9 aprile 2012

Profe, che cos'è l'amore?


Profe, cos'è l'amore?
(appunti personali, non rivisti dal relatore)
25/10/2007

  Riporto di seguito, sinteticamente, i contenuti del corso di aggiornamento tenuto dal Dottor Alberto Pellai.
  Il preadolescente avverte in sé forti pulsioni verso la sessualità e fa molta fatica a governare gli elementi interni, mediandoli con quelli esterni. Infatti, è proprio tra gli 11 e i 14 anni che si verifica il massimo della fatica, nel gestire i cambiamenti fisici e psichici, che investono la persona in relazione al sesso.
Il Relatore proietta sul megaschermo il videomusicale “Kamasutra” di Paola e Chiara, il cui target si rivolge proprio alla fascia degli adolescenti. E ci fa riflettere: quale può essere il messaggio che questo video trasmette? C’è una storia dietro le immagini? No. Incesto, lesbismo, orgia sono gli unici elementi percepibili. Come può reagire un preadolescente, di fronte a queste immagini? Che idea può farsi del sesso, se non una distorta, totalmente slegata dal concetto di affettività?
Visioniamo altri spezzoni di film (“Ovosodo”, “In fuga dalla scuola media”, “Io non ho paura”…), alternando il discorso affettività a quello di bullismo e analizzando le diverse situazioni.
Il relatore ci mostra anche immagini pubblicitarie, fortemente erotizzate, per reclamizzare prodotti quali profumi, cosmetici e persino orologi. Il sesso visto, quindi, come veicolo commerciale, strumento forte per catturare l’attenzione dei potenziali acquirenti, i quali, davanti a quelle immagini, ricevono il messaggio subliminale equivalente a SE COMPRI QUESTO PRODOTTO, DIVENTI IRRESISTIBILMENTE ATTRAENTE, FASCINOSO, PIACENTE E… VINCENTE.
Necessita allora l’intervento di noi adulti, per aiutare i nostri ragazzi a recuperare la dimensione affettiva della sessualità. Dobbiamo vincere le nostre resistenze ed entrare nella comunicazione sessuale con i giovani, spiegando loro i GESTI dell’educazione sessuale e il loro risvolto affettivo, facendo capire che i modelli proposti dalla televisione sono fasulli  e mercificati, lontani delle verità del cuore. E’ qui che entriamo in gioco come EDUCATORI. Ma essere educatori è ben diverso dall’essere coloro che si limitano a spiegare la sessualità (a questo proposito, Pellai ci mostra un filmato, in cui un medico spiega nei  minimi particolari il funzionamento dei genitali maschili e la loro struttura. A filmato concluso, rivolge domande specifiche al pubblico, per vedere che cosa abbiamo colto della spiegazione scientifica e, naturalmente, ci spiazza, trovandoci impreparati. Quanti di noi hanno colto i particolari? Quanti ricordano la terminologia? Quasi nessuno). Nell’educazione hanno molta importanza le azioni che l’educatore compie e come egli si relaziona con gli educandi.
Mentre un tempo esisteva la fase di LATENZA, che andava dai 6 ai 10 anni, seguita da quella di SLATENTIZZAZIONE, che portava all’ingresso nella pubertà con la tempesta ormonale, oggi questa non esiste più, a causa degli stimoli e dei messaggi sessuali esterni che il mondo ci propina quotidianamente. Eppure le domande che i ragazzi di ieri si ponevano circa il sesso, sono le stesse che si pongono i ragazzi di oggi. E noi adulti non dobbiamo farci trovare senza risposte. Il timore e l’imbarazzo di affrontare certi argomenti, infatti, mettono i nostri ragazzi nella condizione di rivolgere tali domande ad altri, generalmente i coetanei, oppure a reperirle altrove, ad esempio proprio nella diseducativa televisione, se non, addirittura, nella pornografia, facilmente reperibile in internet.
Il nostro compito di educatori consisterà allora nell’applicazione di poche semplici regole:
q       EDUCARE  (e NON CONDIZIONARE)
q       PROMUOVERE (e NON PREVENIRE)
q       ACCOMPAGNARE (e NON DIRIGERE)
q       MOSTRARE SERENITA’ (e NON ANSIA)
q       AVERE UNO STILE DI VITA (e NON COMPORTAMENTI A RISCHIO)
q       EDUCARE ALL’AFFETTIVITA’ (e NON ALLA GENITALITA’)
q       EDUCARE ALLA SESSUALITA’ (e NON AL SESSO)
 
Educare non vuol dire fornire il proprio modello di vita, ma AIUTARE L’EDUCANDO A TROVARE IL PROPRIO. E l’educatore è colui che ha una relazione significativa con l’educando, che trasmette valori non per quello che dice e che sa, ma per quello che E’ e che FA.
La comparsa del Virus HIV ha spinto all’introduzione dell’educazione sessuale nelle scuole, intesa come prevenzione. Tuttavia occorre tenere presente che il “pilota esterno” non può rappresentare un deterrente nei confronti di un comportamento, se a quest’ultimo è sottesa una pulsione molto forte. La paura dell’HIV rappresenta, in questo caso, il pilota esterno, ma una prevenzione basata sulla paura è destinata a fallire.
Se, per esempio, diciamo ai nostri figli 18enni che si preparano ad uscire il sabato sera:           “ Attento, che se ti succede qualcosa, non esci più!” quale effetto otterremo, in caso di pericolo? Se nostro figlio si trovasse a dover salire in auto, dopo la discoteca, con un amico ubriaco, di fronte ad una frase del genere, pronunciata dal genitore, sicuramente non chiederebbe aiuto, telefonando a casa, ma accetterebbe il rischio di tornare con l’amico ubriaco alla guida.
La giusta frase che dobbiamo pronunciare, invece, è la seguente: “Esci, divertiti e, se ti senti in pericolo, chiamami, che io vengo a prenderti”.
Tornando alla sessualità, se la penso come qualcosa che entra  nella vita, allora ho uno stile di vita e passo, di conseguenza, dalla genialità all’affettività, cioè dal sesso alla sessualità, mentre faccio educazione.
Pellai  passa quindi ad analizzare la mente umana, o meglio il cervello, mostrandocene le varie parti attraverso un video:
q       COMPLESSO R (cervello rettiliano o arcaico)
q       PALEOCORTEX (sistema libico)
q       NEOCORTEX (la neocorteccia è solo dell’uomo e produce pensieri, regolando le funzioni automatiche)
Il primo implica le interazioni sociali minimali, il secondo regola le interazioni sociali, il terzo regola le funzioni cognitive superiori.
Tre sono anche le dimensioni della sessualità:
q       ISTINTUALE – RIPRODUTTIVA (legame con la pornografia)
q       EMOZIONALE – SENSAZIONALE
q       MATURA – RELAZIONALE
Il corso si conclude con un cenno all’esperienza del corpo e la visione di uno spezzone del film “Ricordati di me”, in cui il corpo è strumento per l’affermazione nel mondo dello spettacolo, in cui le adolescenti rincorrono un modello di corpo ideale che non raggiungeranno mai e quindi sono destinate a non piacersi mai. La “cultura del corpo” oggi impone a tutti, specialmente alle adolescenti, di essere sempre più seducenti, per attirare su di sé gli sguardi degli altri.
A noi adulti educatori, allora, l’arduo compito di cambiare questa cultura del corpo come strumento di successo e affermazione personale, sottolineando che esso non serve ad essere guardati, a vincere; non serve ad affermare il proprio potere, non serve solo a produrre piacere, ma è molto di più, in quanto contiene la persona.
 
Per approfondimenti:
“Mamma, cos’è l’amore?”
L’amore e la sessualità spiegati ai nostri figli
Di Alberto Pellai.

Laura Veroni

Nessun commento:

Posta un commento