lunedì 9 aprile 2012

REALTA’ VIRTUALE E REALTA’ VERA


INCONTRO CON LA DOTTORESSA MARIA MARA MONETTI
REALTA’ VIRTUALE E REALTA’ VERA
(appunti personali, non rivisti dal relatore)
29/03/2007 ore 21.00
 
La realtà mass-mediatica ci stacca dal contatto con la realtà vera e soprattutto dai rapporti veri, tuttavia non bisogna demonizzare la realtà virtuale, che tanto occupa oggi i nostri ragazzi e non solo loro. I media, infatti, ci sono e non possiamo far finta che non esistano. Meglio, allora, educare ad un uso razionale dei mezzi di comunicazione di massa.    
Il vero problema consiste nelle prime relazioni che il bambino vive, cioè quelle con mamma e papà.
L’uomo per vivere ha bisogno di RELAZIONARSI AGLI ALTRI, altrimenti non metterebbe nemmeno più in atto il soddisfacimento dei suoi bisogni primari (mangiare, bere, dormire…). L’altro ci è dunque necessario per vivere.        
Dobbiamo partire dal presupposto che il massimo per l’essere umano consiste nel raggiungere la soddisfazione psichica, che è una soddisfazione globale, di tutto l’essere, e che non corrisponde al godimento, che è invece legato a una sola parte di noi (un organo piuttosto che un altro; il godimento erotico, piuttosto che quello del gusto…). Se stacchiamo il godimento dall’esperienza globale dell’essere, la persona si perde. Occorre avere e trovare un senso, un significato, perché, senza questi, rimane il godimento senza finalità, che conduce al  nulla e alla depressione oppure ad atteggiamenti maniacali e perversi alla ricerca compulsiva del godimento, in ogni sfera della vita. Sarebbe come ridursi al livello degli animali, che non provano soddisfazione, dal momento che seguono l’istinto, secondo una legge di predizione, biologicamente iscritta nella sua genetica. L’uomo, invece, ha dei neuroni che si compongono diversamente e per questo si deve occupare della propria soddisfazione, non potendo andare contro natura, pena la propria scissione.   
Il corpo e la natura dell’uomo rappresentano il suo LIMITE, che è fondamentale per stabilire la diversità della persona: io ho la mia personalità, dunque ho il mio limite, che mi porta ad essere me e non un altro, che mi porta ad essere qui e non lì… Il limite dev’essere visto, in quest’ottica, come un valore, come qualcosa di positivo.       
Detto questo, si comprenderà più facilmente come la realtà non sarà mai né mai potrà essere quella virtuale. La realtà, infatti, ci detta il senso della moralità. La perversione è invece un uso distorto della realtà. 
Con la realtà virtuale, i ragazzi fanno un’esperienza particolare. I bambini oggi si trovano immersi nella realtà virtuale già dalla nascita e in essa vedono di tutto: violenza, sesso…, che non vedono nella realtà reale (almeno si spera! NDA).       
Il bambino, anche se a noi non sembra, sa già tutto, perché vede la realtà attraverso la relazione tra i genitori. Il cervello umano è fatto per la relazione e il bambino ha bisogno di essere immerso in una relazione  che funzioni. E’ sbagliato, per esempio, che un genitore faccia del figlio lo scopo della propria esistenza, perché, così facendo, farà crescere un figlio schiacciato e incapace di vivere la realtà. Primo presupposto perché un bambino cresca sano (psichicamente) è l’unione tra la coppia genitoriale. I genitori devono essere e mostrarsi uniti agli occhi dei loro figli, devono far vedere che si amano, non devono litigare davanti a loro. Il bambino, infatti, immagazzina le immagini che vede, interiorizzandole ed elaborandole per la propria crescita.        
Nella realtà virtuale, le immagini sono false, costruite, persino quelle “vere” (si pensi alla scena del crollo delle Torri Gemelle: per un bambino, quella era solo  una finzione televisiva, magari eccitante, mentre si trattava di realtà e solo attraverso la reazione dell’adulto davanti a quella scena poteva rendersi conto che non si trattava di un falso. Fondamentale è quindi vedere la televisione insieme ai nostri figli e mostrare loro le nostre reazioni alle immagini, magari discutendone insieme, spiegando il perché di certe scene, affrontando gli argomenti più delicati, che possono turbarlo o distrurbarlo, come immagini di violenza o di sesso). 

Esistono tre fattori per distinguere un’immagine:
1.      l’etichetta che vediamo (es.: RAI TV, CNN…, che ci fanno comprendere che sono immagini vere, del TG, che rappresentano un fatto reale, anche se bisogna tenere presente che pure la realtà effettiva può essere manipolata attraverso i mass media. La TV può farci vedere/credere quello che vuole, distorcendo la verità dei fatti!!!)
2.      come reagisce l’ambiente (il giudizio dell’adulto, davanti a immagini trasmesse, conta molto di più di quello che dice la televisione!). Hanno molta importanza il CONTESTO e QUELLO CHE IO DICO A MIO FIGLIO. Non solo, pensiamo al TONO con cui una notizia può venire trasmessa: la TV può anche tentare di trasmettere sentimenti (vd. un film, per esempio), ma pensiamo al PC! Quante immagini violente e volgari propone il mondo di internet e senza alcun TONO!
La realtà, allora, va osservata e sta a noi genitori preparare i nostri figli a questa realtà, anche a quella virtuale, che devono imparare a giudicare anche loro. Di fronte a immagini forti, parliamo con loro! Facciamogli capire che sono senza significato, mentre l’uomo per vivere ne ha bisogno. Stiamo con loro e facciamogli sentire che sono nati dal nostro amore, amore di mamma e papà. Il marito deve appoggiare la propria moglie nell’educazione dei figli e non lasciarla sola! La donna appoggiata dal proprio uomo, infatti, lascerà libero il figlio, gli darà significato, gli darà un buon rapporto con il proprio corpo e lo renderà fiero di sé. Se poi parla bene del padre ai propri figli, li renderà FORTI. Ma è il padre che lancia i figli nel mondo.
3.      Permettergli di giocare.         
Parliamo con i nostri figli anche delle scene che fanno paura e facciamo dir loro quali sono le emozioni di fronte al film visto. 
La vita normale chiede un uso del cervello diverso da quello richiesto dalla vita virtuale. Il virtuale è infatti tutta una PROCESSAZIONE PER CONTIGUITA’ (a due a due: es, gesso –lavagna - bianco- neve). Ci vuole invece la CONTINUITA’ che è quella che costruisce la mente umana e l’uomo si costruisce raccontandosi, tenendo presente il passato, il presente ed il futuro. Nel pc non c’è continuità, ma solo contiguità: una cosa dopo l’altra, in senso cognitivo, ma non psichico. 
Nel rapporto con l’altro, devo cogliere la sua intenzione.         
Nella relazione vera colgo la finalità di un atto (rapporto umano); nel rapporto col PC colgo solo il FUNZIONAMENTO. In un rapporto umano ci sono dentro tutto io. Nel pc c’è solo l’idea della perdita (uno muore, poi rivive e lo riammazzo… videogiochi) e quindi non elaboro l’aggressività e la rabbia. Nel pc si è SOLI.
Domandiamoci perché il pc attragga così tanto il bambino/ragazzo. La risposta non può essere che una sola: PERCHE’ LE RELAZIONI NON SONO CURATE. Il bambino ha voglia dell’adulto: è l’adulto che non è mai disponibile (o quasi), perché ha sempre qualcosa da fare. E spesso la TV ed il pc diventano i baby – sitter della situazione. E’ stato provato che un bambino che in media vede 4 ore di televisione al giorno è il 25% più violento di uno che ne vede solo 1 ora.
Spetta allora ai genitori dare il GUSTO DELLA VITA. A loro sempre spetta dare il giudizio sulla realtà. Quando non c’è relazione, la testa tende a dividersi. Se l’ambiente in cui il bambino vive è culturalmente e relazionalmente povero, Tv e PC avranno la meglio e lui avrà perso il senso dell’unità della sua persona. Sta a noi genitori decidere quali giochi deve usare, quali programmi deve vedere e quali no, quanto tempo può dedicare alla realtà virtuale. Dobbiamo fare in modo che i nostri figli frequentino ambienti RICCHI DI SIGNIFICATO per la vita!

Laura Veroni

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