lunedì 9 aprile 2012

Ti prendo e ti porto via


  E’ finita.
Vacanze. Vacanze. Vacanze.

La spiaggia. I bagni. Le gite in bicicletta con Gloria.

Pietro Moroni appoggia la bici contro il muro e si guarda in giro.

Così comincia il romanzo “Ti prendo e ti porto via” di Niccolò Ammaniti. Un altro splendido romanzo dell’autore romano. Anche questo letto in pochissimi giorni, nonostante le 452 pagine.
… Ore 22.00: finalmente a letto a leggere. Sola. Indisturbata. Io e il mio romanzo da gustare.  “Sei un’asociale”,  mi dice mio marito da qualche sera. “Lo so”. Rispondo. “Te ne stai chiusa in camera a leggere, invece di stare in sala con noi a guardare la tivù, e guai a chi ti disturba.” “Lo so”. E mi tuffo nella lettura: il mondo intorno non esiste più. Vengo catturata dalla storia e divento anch’io un personaggio e vedo Pietro, vedo Gloria, il Biglia, la Trettel, la Palmieri,  Italo, Mariuccia Gatta, il preside Giovanni Cosenza, l’agente Bacci e tutti gli altri personaggi della storia e vivo le loro emozioni come fossero mie.
… Quasi l’una. Ancora una pagina e poi basta, spengo la luce e dormo. …Cavolo, no! Non posso smettere adesso! Cosa succederà? Vado avanti ancora un po’: dormirò di più domattina. Ancora una…
Ammaniti… ma chi sei? Ma come fai a raccontare storie così vere, che mi trascinano e mi coinvolgono fino a star male? Nessun autore mi ha mai tenuta inchiodata al suo libro come fai tu. Mi sveglio con la storia in testa e non vedo l’ora che arrivi sera, per infilarmi nel letto a leggere e scoprire come continui.
E perché, mi chiedo, i tuoi personaggi sono sempre così sfigati? Non che abbia letto tutto di tuo: questo è solo il secondo romanzo (di “Io non ho paura” ho visto il film), dopo “Come Dio comanda”, ma in entrambi ho riscontrato tratti comuni, sebbene in storie totalmente differenti.
L’ho già scritto altrove, ma lo ripeto qui: per me rappresenti il Verga contemporaneo. Tu riesci a fare innamorare il lettore dei personaggi che crei, riesci a scuotere i sentimenti, a scatenare forti emozioni, a lasciare l’amaro in bocca. Ma non quell’amaro per cui uno dice Non leggo più, no! Quell’amaro che ti fa soffrire quel tanto che basta per provare il gusto della sofferenza.
“Ti innamorerai di quel ragazzino, vedrai!” Mi aveva detto Silvia (una mia amica che aveva già letto il libro), riferendosi a Pietro Moroni. Aveva ragione. Ma ancor più mi sono innamorata di Flora, Flora Palmieri, la prof di Italiano delle medie. Una prof come me, di lettere come me, ma, grazie a Dio, diversa da me nel destino. Dei personaggi femminili, Flora è sicuramente il migliore, il più coinvolgente, il più vivo. Ho sofferto per lei e con lei. E ho anche  pianto.
Dei personaggi maschili, certamente Pietro è quello che attrae di più.
Hai intrecciato storie di personaggi apparentemente lontani, che sembravano non avere nulla in comune. Dei loro destini hai fatto un unico destino, li hai fatti incontrare, così come hai fatto in “Come Dio comanda”. E questo mi piace molto. Le tue storie sono VIVE  ed è questo a farle grandi.
Bravo, Niccolò!!!

Laura Veroni



                      

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