lunedì 9 aprile 2012

A Tiziana


DEDICATO A TIZIANA
04 Febbraio 2007

 “Pronto, Laura…”
Pinu’… l’ho riconosciuta subito! Quasi cinque anni che non ci sentivamo e l’ho riconosciuta subito.
Piange, ha la voce rotta.
“Hai saputo di Tizi” Le dico subito, in tono fermo.
“Sì, Laura. Oddio, perché? Proprio a lei, una persona così buona…”
Non ho parole di conforto per lei, perché provo il suo stesso dolore e non trovo consolazione neanche dentro di me. Né fuori.
“Scusami per l’ora, Laura, scusami tanto, ma ho sentito il bisogno di chiamarti, perché so quanto le volevi bene…”
Quanto gliene voglio… Parliamo di lei come se non ci fosse già più, ma Tizi, la nostra Tizi, giace in un letto d’ospedale con la vita che si spegne, minuto dopo minuto.
Pinu’ riprende a parlare con l’emozione in gola: “Ho in mente le nostre gite, i  momenti belli vissuti insieme e quell’ultima gita in Spagna. Quanto ridere, Laura! Come ci divertivamo! … La ricordo ancora col pancione, quand’eravamo agli inizi… Le ho sempre voluto tanto bene. E chi non gliene vuole? Tiziana è una donna meravigliosa…”
…Sì, Tizi lo è e lo è sempre stata. Anch’io ricordo il bello di lei e dei momenti trascorsi insieme, anch’io ricordo le nostre gite, le cene in compagnia, le risate, i pomeriggi trascorsi a casa sua, in estate, sotto il pergolato, a cercare un po’ di refrigerio tra le piante, sorseggiando tè freddo e parlando delle nostre vite, dei figli, dei problemi, delle gioie e dei dolori… e i miei figli che venivano con me, perché era bello stare da lei, perché Tizi sapeva trasmettere affetto, attenzione, interesse anche per loro. Tizi e i suoi racconti, Tizi e le sue foto, Tizi e la sua risata sana e contagiosa, Tizi e il suo amore per gli altri, Tizi e la sua dolcezza, Tizi e le sue premure per tutti. Tizi, Tizi, Tizi… Tizi e basta. Tizi con cui non ti potevi mai arrabbiare, Tizi che riusciva a farti ridere anche quand’eri un po’ giù, Tizi che sapeva sempre darti un buon consiglio, Tizi e la sua saggezza, Tizi e la sua disponibilità verso il prossimo, Tizi sempre pronta a dirti una buona parola, Tizi tenera con i suoi alunni, Tizi che li amava come figli, Tizi che sapeva crescerli e coltivarli e farli sentire tutti importanti.       
Tizi non deve andarsene così… Non deve andarsene.    
Ma non abbiamo alcun potere: la volontà di Dio è questa e a noi non resta che accettarla, accoglierla, come l’ha accolta e accettata lei. Sì, perché Tizi se ne va serena, in pace con se stessa e con il mondo, consapevole di avere dato tutto quello che poteva a tutti coloro che le hanno vissuto accanto. E così resterà nel ricordo di ognuno di noi.         

Un salto indietro nel tempo di quasi dieci anni…   
Il mio primo anno alla “Don Milani” e un lavoro in compresenza, agli albori dell’autonomia scolastica: la ristrutturazione della chiesetta di San Giuseppe. Un piccolo gruppo di docenti della media di Bisuschio, che organizzava un’attività pomeridiana con i ragazzi, per celebrare la ristrutturazione della chiesa e io in coppia con una collega appena conosciuta: Tiziana. Poi l’incontro con una docente di Cuasso, che non avevo mai incontrato prima: Pinu’. Noi tre insieme a Mimmo, il vicepreside,  in un freddo e piovigginoso pomeriggio d’inverno, in visita alla chiesetta mezza diroccata, sotto la guida dell’architetto che avrebbe diretto i lavori.
Ricordo che Mimmo mi presentò Pinuccia, dicendo di lei: “Questa donna è un vulcano!”. Conoscendola, ho capito perché: un’esplosione di energia, di entusiasmo, di iniziativa, di voglia di fare, di parole.     
Qualche giorno dopo, con Tiziana, andammo a conoscere il Conte di Villa Cicogna, perché lì avrebbe avuto luogo, alla presenza delle autorità locali, la manifestazione a fine anno scolastico, quella in cui avremmo esposto i nostri lavori, insieme ai ragazzi partecipanti al progetto.
Prendemmo accordi e il giovane Conte dai capelli lunghi, raccolti in una coda di cavallo, ci invitò a visitare l’interno della Villa.  
Poi giugno, il grande giorno. Tizi ed io restammo a scuola l’intera giornata, per allestire la mostra all’interno di Villa Cicogna Mozzoni. Mangiammo un panino, sedute sui gradini, accanto all’ingresso. Il sole era caldo e si stava bene. 
Il Conte ci raccomandò di non attaccare assolutamente i disegni e i temi dei ragazzi alle pareti, perché gli affreschi erano di valore. Decidemmo di appendere il tutto a un  porta-abiti a rotelle, ponendo la massima attenzione agli affreschi. A un tratto… la pipì. Entrambe dovevamo andare in bagno. Ma i bagni dov’erano? E il Conte dov’era finito?
Vagammo per le varie stanze al pian terreno, finché li trovammo: dei bagni da favola! E la porta d’ingresso, in legno antico, tutta intarsiata. Ma la porta non si apriva. “Tira, Laura…!” Tizi faceva forza sulla maniglia e sul bordo della porta semiaperta, che pareva incastrata nel pavimento. “Aspetta, ti aiuto io!”… Disastrooo…!!! La porta si staccò dai cardini e ci rimase in mano. Panico. Oddio e  adesso?!? E se arriva il Conte? Dove la mettiamo? “Nascondiamola!” Tizi si agitava, con la porta tra le mani…
Quella scena ci accompagnò per anni, nei nostri TI RICORDI? e ogni volta una risata con lacrime.
Oh, Tizi!... stringo la collana che mi regalasti non ricordo più quanti anni fa, quella col ciondolo a forma di stella, in pietra rosa e fuxia, il mio colore preferito. Indovinasti i miei gusti, senza nemmeno saperlo. E conservo con cura lo scialle rosso, che mi portasti dalla Spagna, quella volta in cui andasti in gita con Pinù… lontana, ma con il pensiero sempre rivolto a me. Quanti messaggi, in quei viaggi, quante telefonate! Anche solo per dirsi come stai? Va tutto bene? O per sentire le risate dei ragazzi sul pullman e riportarmi i loro saluti. Lo ricordi, Tiz?
Tu mi sei stata sempre vicina nelle situazioni difficili, hai saputo darmi conforto, essermi d’aiuto, esserci. Io credo di non aver saputo fare altrettanto con te. Ti sono stata vicina col pensiero, nel momento più difficile della tua vita, ma ho avuto timore di offrirti la mia presenza: non capivo mai se era gradita oppure no; temevo di essere di troppo, nei tuoi momenti di disperazione. A volte mi chiedo se tu ne abbia mai avuti, di momenti così. Sei riuscita a mantenere sempre una condotta molto ferma, molto pacata, addirittura serena. Sei riuscita a sorridere comunque, ad infondere fiducia in chi ti stava vicino, ma chissà cos’hai provato dentro di te!    
Una persona amica mi ha detto una sola semplice parola: AFFIDALA.
… Sì, Tizi, questa è la cosa giusta da fare: affidarti a qualcuno di più grande, più grande di tutti noi, l’unico che possa dare un senso alla tua sofferenza. 
Ed è così che voglio accompagnarti in questo viaggio: con la preghiera e la mia presenza discreta e  silenziosa, ma comunque presente.
Grazie di avermi accolta nella tua vita.

Lau

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