lunedì 9 aprile 2012

VENUTO AL MONDO


VENUTO AL MONDO (Margaret Mazzantini)
(3 Agosto 2010)

Vorrei spendere alcune parole su un libro che ho appena letto in questi giorni: VENUTO AL MONDO.
Si tratta di un romanzo di 529 pagine, di una notevole intensità narrativa, vincitore del premio Campiello 2009. Nell’acquistarlo, sono stata attratta dall’autrice, poiché della stessa avevo letto, anni fa, “Non ti muovere”, che avevo  trovato splendido. Avessi dovuto scegliere in base alla copertina, non l’avrei mai fatto (la trovo di pessimo gusto).
Avevo sentito molto parlare di questo libro.
Letta la trama (cosa che faccio sempre, in quanto non compro mai a scatola chiusa), avevo compreso che si trattava di una storia d’amore e di guerra. Il retro della copertina citava: un grande affresco di tenebra e luce, un romanzo-mondo, opera trascinante e di forte impegno etico, spiazzante come un thriller, emblematica come una parabola.
In realtà, ho trovato noiose le prime 300 pagine. Leggevo e mi chiedevo dove fosse tutto questo effetto thriller, dove il forte impegno etico. Ma non riuscivo a smettere di leggere. Tutta questa prima parte era incentrata sul tema della gravidanza desiderata, che non si concretizzava mai. Forse, se anche io avessi vissuto la stessa problematica di Gemma, la protagonista, avrei “sentito” di più la storia, l’avrei interiorizzata e apprezzata, sarei entrata in empatia col romanzo o forse l’avrei sofferta. Chissà? Ad ogni pagina pensavo “Ma quand’è che questo libro diventa interessante?” e pensavo, dentro di me, di avere fatto un acquisto sbagliato. Margaret, questa volta mi hai delusa!
Invece…
A un  tratto, il libro si “apre”, la storia vera prende corpo, i personaggi prendono vita, il pathos serpeggia tra le righe, la curiosità cresce, il desiderio e, insieme, il bisogno di scoprire la verità, sottesa alla menzogna, si fanno pressanti, in un crescendo che porta ad un finale a dir poco sconvolgente. La verità si ribalta completamente, i sentimenti dei personaggi si trasformano e diventano i miei e inizio a provare dolore per quella storia, dolore per quelle vite, spezzate eppur vive, dolore per la storia di una fetta di umanità, che quelle vicende le ha veramente vissute, anche se il libro è frutto della fantasia dell’autrice. Sono veramente strazianti le pagine dedicate alla guerra, alla storia di Aska, donna di Sarajevo, che si intreccia con quella di Gemma, italiana di Roma; due donne a confronto, ognuna col proprio dramma, i cui destini si intersecano brutalmente, per volontà di Gemma.
Il romanzo è crudo, realistico, un affresco storico, di un periodo vergognoso della storia contemporanea. Il finale è sconvolgente e terribile, ma si chiude con la speranza, con la luce, rappresentata proprio dalla figura di Pietro, quel Venuto al mondo del titolo (e sconvolge come sia venuto al mondo).
Il linguaggio è duro, a volte dissacratore e irriverente. Ho trovato alcune espressioni fortemente irrispettose. I pensieri di Gemma, rivolti ad Aska, vomitano disprezzo, ci fanno apparire disgustosa, opportunista, cinica la ragazza dai capelli rossi, la trombettista di Sarajevo. Ma quella figura si riscatta nel finale ed emerge in tutta la sua umanità, in tutta la sua forza e disperazione, mentre l’odio si scioglie e lascia il posto alla pietà, alla compassione, alla riflessione sulle pagine della vita.
Molto belli anche i personaggi maschili: da Diego, il grande AMORE di Gemma, a Gojko, l’amico fedele, poeta sballato di Sarajevo, uomo di pace, sognatore balordo, che ha partecipato alla guerra con odio e crudeltà, a seguito di una vicenda che lo ha colpito nei propri affetti, a Giuliano, il compagno di Gemma, che troviamo all’inizio  e alla fine della storia, la figura del “salvatore”, allo stesso Pietro, che racchiude dentro di sé tutto il valore di una vita VENUTA AL MONDO, NONOSTANTE TUTTO…
Il libro regala momenti di forte intensità emotiva, muove le corde del cuore e pone interrogativi forti sul senso stesso del vivere al di là di tutto.
Mi piace concludere questa “critica”, con una poesia di Gojko, la più bella e significativa di tutte:
Tieni un capo del filo,
con l’altro capo in mano
io correrò nel mondo.
E se dovessi perdermi
Tu, mammina mia, tira.


Lau

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