domenica 10 marzo 2013

SPOTTED



SPOTTED

Che cos’è lo spotted?  
Le pagine “spotted” sono semplicemente pagine di università, di altre scuole oppure di luoghi frequentati regolarmente, dove coloro che li frequentano possono dichiarare il proprio amore in totale anonimato oppure scrivere apprezzamenti o qualsiasi altra cosa su gente della stessa scuola o università. Il bello del “gioco” è che l’autore rimane del tutto anonimo.  
Così cita Mondoinformazione.com.

Dunque un gioco! ...
Ho sentito questo termine per la prima volta qualche giorno fa, quando mia figlia è tornata da scuola, raccontandomi di un intervento del Preside sulle classi, a seguito di insulti pubblicati in Facebook contro altri alunni e contro professori.
Sono rimasta interdetta... Insulti? Tra compagni? Ma che cosa significa? Che cos'è questa roba? Che senso ha? Perché?      
Già, perché, nella mia testa, c'è l'idea che, se uno fa qualcosa, qualunque cosa, lo fa per uno scopo. Deve avere un senso quello che le persone fanno. A meno che non si tratti di idiozie.     
Che senso ha scrivere di amore in modo anonimo? Ami qualcuno? Diglielo! Perché non farglielo sapere? Il fatto che tu lo scriva significa che vuoi che il messaggio arrivi, no? Altrimenti lo terresti per te! E allora, se vuoi che l'altra persona sappia che l'ami, perché non glielo dici? Non hai il coraggio di dirlo con le parole? Va bene, allora scrivi pure, ma firmati! Pensa, magari il destinatario del messaggio crede che la dichiarazione sia stata fatta da un altro e altrove indirizza le proprie attenzioni.
Ma va bene, ci può anche stare che nascano pagine di "svago", divertenti, comiche, spensierate... ma perché arrivare agli insulti?        
Ho visto pagine in cui si attaccano pesantemente compagni di scuola, protetti dall'anonimato, parolacce a non finire, epiteti pesantissimi. E' un attimo degenerare e passare dallo scherzo a qualcosa di pesante. Qualche alunno si è "divertito" anche ad insultare i professori.  
Ma, mi chiedo, si rendono conto questi ragazzi che insulti e offese costituiscono reato?
ANONIMATO: è quello che viene garantito da chi crea lo spotted.    
NON ESISTE L'ANONIMATO IN RETE!            
Tutto è sotto controllo, gli organi di investigazione ci mettono un attimo a risalire alla fonte. E se partisse qualche denuncia da parte di chi si vede insultato e offeso?  
Si rendono conto, i nostri ragazzi, dei guai che ne conseguirebbero per loro (diciamo anche per i genitori, dal momento che molti sono minorenni)? Risarcimento danni... in denaro? Condanna a... che cosa? Magari a svolgere servizi sociali per un tot di tempo. Magari... O magari di peggio.       
L'anonimato DERESPONSABILIZZA. Uno si sente "coperto" e ha la licenza di scrivere tutto quello che gli passa per la testa.  
Abbiate il coraggio di esporvi, invece, di dire la vostra a viso aperto!
Da madre, da insegnante e da educatrice vorrei che i ragazzi crescessero così: padroni delle proprie idee, coraggiosi (non spavaldi, che non è la stessa cosa), responsabili, coscienziosi.              
Ho sempre in mente una scena di quello che, a parer mio, è il film dei film sull'educazione, "L'attimo fuggente", in cui il professor Kitting ammonisce i suoi ragazzi ad usare la testa in tutto quello che fanno. Kitting li invita a NON BANALIZZARE. E mi sembra di rivedere Charlie Dalton che porta nella grotta dei "poeti estinti" due ragazze, che si dipinge il petto col rossetto e invita il gruppo a chiamarlo col nome di un guerriero o che, durante il discorso del preside, risponde a una fantomatica telefonata, dicendo: "Signor Nolan, è per Lei, è Dio: chiede di ammettere le ragazze a Welton!". Ecco, lui era andato oltre , aveva banalizzato.       
Con questo, non sto dicendo che non ci si possa divertire, che non si debbano avere momenti di quella che un tempo le nostre mamme chiamavano "stupidera": ben venga anche quella, ci sta. Ma quella sana, che ci porta a ridere di sciocchezze condivise, che ci consente di sdrammatizzare un momento difficile e pesante, che ci dà l'occasione di prendere alla leggera alcuni aspetti della vita. Ma che sia sempre una sciocchezza ragionata,  controllata e mediata, filtrata da quelle che sono le "regole" che i nostri genitori (a casa) e i nostri insegnanti (a scuola) ci hanno trasmesso.
Invece, sembra che oggi tutto venga preso alla leggera, che si agisca senza riflettere sulle conseguenze, che si faccia tanto per fare, con SUPERFICIALITA'.
Sì, ecco, è così che ritengo sia da definire il comportamento di certi ragazzi di oggi: SUPERFICIALE.  
Navigando poi nel web, scopro che lo spotted è esteso anche a luoghi di lavoro e ad altro ancora. E lì, ancor peggio, perché non si tratta di ragazzini, bensì di ADULTI, quelli che, in teoria, dovrebbero costituire dei MODELLI EDUCATIVI E COMPORTAMENTALI per i giovani. E allora che dire? Come stupirsi di quello che fanno i ragazzi, come disapprovare le loro parole, come condannare quello che scrivono e fanno se lo facciamo NOI ADULTI per primi?      
C'è da riflettere su tutto questo. Che cos'è che ci spinge ad agire così? Bisogno di mettersi in mostra? No: c'è l'anonimato. Bisogno di sfogarsi? Bisogno di "appartenere" a un gruppo, di dire "Ci sono anch'io"? Bisogno di non rimanere fuori da un sistema?    
Ho come l'impressione che siamo fagocitati dalle mode, dalle tendenze di qualunque genere esse siano. Anche il mondo adulto sta perdendo i riferimenti. E' la mancanza dei valori? E' l'assenza di un senso da dare alla vita? E' la mancanza di significato?  
Mi piacerebbe sentire che cosa ne pensano gli psicologi. 

Voglio concludere con alcune citazioni tratte proprio dall'Attimo Fuggente, invitando i ragazzi a riflettere sulle parole:


Qualunque cosa si dica in giro, parole ed idee possono cambiare il mondo.

Citando Walt Whitman: O me, O vita, domande come queste mi perseguitano. Cortei di infedeli, città gremite di stolti, che v’è di nuovo in tutto questo?       
O me, O vita…   
Risposta: che tu sei qui, che la vita esiste, che il potente spettacolo esiste e tu puoi contribuire con un verso. Quale sarà il tuo verso?


Ci teniamo tutti ad essere accettati, ma dovete credere che i vostri pensieri siano unici e vostri, anche se ad altri sembrano strani e impopolari, anche se il gregge può dire: “Non è beeeene!”. Come ha detto Frost: “Due strade trovai nel bosco e io scelsi quella meno battuta ed è per questo che sono diverso”.

Molti uomini hanno vita di quieta disperazione: non vi rassegnate a questo, ribellatevi, non affogatevi nella pigrizia mentale, guardatevi intorno. Osate cambiare, cercate nuove strade.


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