Come mai questa riflessione dal titolo che rievoca un vecchio detto? Per dare voce ai miei pensieri, per condividerli con chi lo volesse, ma soprattutto con i miei ragazzi, in
particolar modo quelli più grandi, di terza, che mi fanno molte domande su quanto
sta accadendo nel mondo. Anche i più piccoli (prima media) hanno domande che
esigono risposte. Domande diverse, inerenti argomenti diversi, di attualità, meno
complessi, magari, più alla loro portata, ma pur sempre domande urgenti. E,
come educatrice, prima che come insegnante (poiché sono convinta che la prima
missione di un docente sia EDUCARE, nel senso di AIUTARE I PROPRI ALUNNI A
CRESCERE), ritengo doveroso, da parte mia, ASCOLTARE le loro richieste e
RISPONDERE. Ma non voglio limitarmi alla risposta, voglio aprire la
discussione, a costo di perdere un'ora di lezione, perché parlare di certe cose
che riguardano la vita di noi esseri umani è, a mio avviso, molto più
istruttivo che spiegare una regola grammaticale o un capitolo di storia o di geografia,
che possono aspettare, di fronte all'animo umano che scalpita. Le domande
intrinseche dell'uomo sul senso, sul significato di quello che riguarda se
stesso o il mondo o la vita sono, a mio giudizio, molto più importanti.
Parto dall'argomento meno
complesso: IL BULLISMO e la VIOLENZA sulla persona. Mi sto riferendo
all'episodio di Napoli, di quel ragazzino seviziato da un ventiquattrenne che
gli ha perforato parte dell'intestino con un compressore ad aria. I ragazzi di
classe prima mi hanno chiesto perché. Parliamone,
ragazzi, sì parliamone! E ne abbiamo parlato per un'ora intera e i loro
animi erano così accesi e infuocati, che è stato difficile controllare la
classe e disciplinare la successione delle domande e degli interventi. E così
si è aperto tutto il discorso sul bullismo e sul rispetto per il prossimo.
RISPETTO, ragazzi, perché è proprio
quello che manca e che dobbiamo imparare sin da piccoli e sin dalle piccole
cose.
La notizia ha sconvolto anche me, mi ha lasciato dentro un senso di rabbia e di stordimento, di incredulità, di desiderio
di giustizia, di solidarietà per la famiglia del quattordicenne violato e di
rabbia e voglia di esplodere contro il violentatore e la madre dello stesso,
che piangeva davanti alle telecamere, sostenendo che il figlio non voleva fare
del male al ragazzo, che si era trattato solo di un gioco. Di un gioco??? Ma
come? Quella è stata VIOLENZA ALLO STATO PURO: FISICA, VERBALE E PSICHICA!!! E
poi leggo sul giornale che il ventiquattrenne è addirittura padre di due bambini.
E la notizia mi lascia ancor più sconvolta! Da che cosa dipenda il gesto di
questo giovane "padre", lo lascio agli esperti, io posso solo
ipotizzare che, a suo tempo, non abbia ricevuto un'educazione adeguata dalla
famiglia (che è la PRIMA educatrice dell'individuo) su quello che è il RISPETTO
DELLA VITA E DEGLI ALTRI. Come la madre della vittima, nemmeno io ritengo
esistano scuse sufficienti a riparare il danno, e l'imputazione di violenza
sessuale resta, insieme a quella di tentato omicidio. Pensiamo che, superato il
danno fisico, questo ragazzo si porterà dietro per tutta la vita il danno
psicologico e morale che nessuna scusa potrà mai risarcire.
Impariamo, allora, ad
avere rispetto degli altri, come
dicevo, a partire da piccoli e dalle piccole cose. Anche a scuola, ragazzi! Perché,
ad esempio, parlare sopra a un compagno che già sta parlando, perché
prevaricare gli altri con la prepotenza? Ci sono spazio e tempo per tutti:
impariamo a controllarci e a gestirci nel nostro piccolo! Perché compiere atti
di bullismo verbale o fisico contro un compagno? Ce n'è davvero bisogno? Vedo
un ragazzo grasso e lo prendo in giro, uno che si veste in un certo modo e lo
prendo in giro, mi diverto a intimidire chi è più debole di me,
"gioco" a provocare qualcuno, minaccio qualcun altro di darmi la sua
merenda, se no lo aspetto fuori da scuola. NO!!! NON E' COSI' CHE MI DEVO
COMPORTARE! Dalle piccole cose nascono grandi guerre, perché i soprusi generano
desiderio di vendetta, di rivalsa e una sciocchezza può degenerare in tragedia!
E, allora, poniamoci SEMPRE nei panni
dell'altro, di quello che abbiamo davanti, e domandiamoci: sarei contento
se lui mi trattasse come lo tratto io?
E se invece siamo le vittime del bullismo, denunciamolo! A chi? Avete a
disposizione le figure adulte di riferimento: genitori, insegnanti, preside.
Fatelo! Non sbrigatevela da soli: gli adulti hanno il potere e il dovere di
aiutarvi. Detto questo, vi rimando a un lavoro sul bullismo che ho svolto con una
delle mie classi in passato e che potete trovare in internet cliccando qui (per tornare al presente articolo, clic su freccia TORNA INDIETRO in alto a sinistra).
E vengo ora al secondo
argomento, quello complesso e delicato. Lo dico in una sola parola: ISIS. Sembra quasi la sigla di una
scuola: Istituto Secondario di Istruzione Scolastica. Sarebbe meglio che fosse
così, invece, purtroppo è tutta un'altra cosa.
<<Che cosa ne pensa dell'ISIS,
prof?>>, mi chiede un alunno di terza.
Lo devo dire? Si tratta di una questione calda. E' bene che io mi esprima? Sì!
Lo è, accidenti se lo è! E ne parliamo per un'ora e discutiamo di notizie
ascoltate al telegiornale, di articoli letti sui quotidiani; qualcuno parla di
articoli apparsi in Facebook, io faccio spesso riferimento al blog di Nino Fezza (per tornare all'articolo, clic su freccia TORNA INDIETRO, in alto a sinistra).
C'è chi sa, chi è informatissimo (sicuramente ne discutono in famiglia), chi sa
poco e chi non sa proprio nulla. E ne parliamo insieme. Io cerco di dare loro
le informazioni, facendo riferimenti storico-geografici dell'area calda, poi
ognuno dice la propria. Li lascio liberi di esprimersi, di inorridirsi, di
scandalizzarsi, di sconvolgersi, di arrabbiarsi, di proporre soluzioni (perché
c'è anche chi ci prova a trovare una soluzione al problema, in modo semplice,
adeguato alla giovane età), poi intervengo a dire la mia, a disciplinare gli
estremismi.
E ora, soffermiamoci su quest'ultima parola: ESTREMISMI.
E' una parola importante, fondamentale. E' dagli estremismi che sono partite le
guerre, sin dai tempi antichi. Ma, se vogliamo stare ancorati a una storia
recente, di cui i vostri nonni o bisnonni sono stati testimoni, vi rimando alla
storia che studieremo tra poco: fascismo, nazismo, stalinismo, Prima e Seconda
Guerra Mondiale; rivoluzioni nel mondo, dalla Russia alla Cina; guerre: Vietnam,
Corea, crisi di Cuba, conflitto arabo-israeliano...
L'ISIS sta combattendo una guerra estrema contro quello che ritiene essere il
nemico: il mondo occidentale. E' nato come organizzazione terroristica e si è
allargato a macchia d'olio, conquistando proseliti alla propria causa e
conquistando anche territori nell'area siriano-irachena, divenendo un vero e
proprio stato. E non si ferma. I guerriglieri non hanno paura di morire, perché
combattono una guerra religiosa, perché hanno un credo potente che li rende
potenti, perché sono convinti che la vera vita sia nell'aldilà dove chi ha
combattuto su questa terra per la causa islamica, avrà il paradiso garantito.
Ci credono, ci credono fermamente e in
nome di questa fede sono pronti a tutto. Sono popoli poveri, quelli del
Medio Oriente: che cosa hanno da perdere? Ci odiano, perché siamo un mondo
ricco, che in nome della propria forza economica, da sempre, ha sfruttato e sfrutta
le popolazioni povere del Terzo e del Quarto Mondo. Odiano la nostra arroganza,
la nostra presunta superiorità, il nostro benessere, la società dei consumi che
rappresentiamo, mentre altrove si muore di fame e si combatte una lotta
quotidiana per la sopravvivenza. Odiano lo squilibrio del mondo. E, in effetti,
il mondo è squilibrato. Pensiamoci! Chi ha troppo e chi nulla, chi spreca le
risorse (tanto ne ha in abbondanza) e chi non ne ha e muore per questo.
Abbiamo appena studiato il capitolo sulle potenze europee che nel primo
Novecento hanno colonizzato l'Africa, spartendosela come se fosse una torta da
fare a fette: una fetta a te, una fetta a me. I popoli europei hanno sfruttato
le ricchezze del continente africano che, studieremo in geografia, è ricco di
risorse. Ricco! Vi sembra strano, vero? Eppure è così. Gli europei hanno
colonizzato le regioni africane, ne hanno usurpato le ricchezze, hanno imposto
la monocoltura, impoverendo il terreno (eppure nel medioevo avevano ideato la
rotazione triennale con la varietà delle coltivazioni e una parte del terreno a
maggese!), hanno ridotto in schiavitù le popolazioni, hanno diviso
arbitrariamente le etnie, tracciando confini politici a tavolino, dividendo
etnie uguali e mettendone insieme di diverse. Siamo stati noi a creare il caos!
Eh, già, proprio così! Abbiamo imposto il nostro dominio, sfruttando quelle
regioni per i nostri interessi economici, ci siamo arricchiti, lasciando quei
popoli nella miseria, poi, con la decolonizzazione, sono cominciate le guerre
per l'indipendenza e guerre interne ai vari stati africani, colpi di stato di
capi militari, di eserciti, per prendere quel potere che non avevano mai avuto
e le diverse etnie che noi avevamo mescolato si sono scontrate.
Questi gli antefatti.
Con questo, non voglio giustificare quello che stanno facendo, voglio solo
farvi capire alcune cose. Prima tra tutte, che il mondo vive di forti squilibri
e questi squilibri sono la causa vera delle guerre attuali. Squilibri e
ingiustizie che hanno alimentato l'odio di popoli verso altri popoli.
Ho visto l'altra sera in TV un servizio su Sky intitolato "Dentro
l'ISIS", servizio propagandistico realizzato dai terroristi per perorare
la propria causa. Terribile, ma molto istruttivo. Ho visto un filmato trasmesso,
dal programma "Virus", in cui si mostravano le atrocità compiute dai
terroristi, che sparavano a caso dall'auto in corsa alle persone per strada:
una non era morta e l'hanno finita come una vera esecuzione. Al grido "Allah
è grande", hanno fatto saltare in aria un uomo, legato alla dinamite. Ho
letto di giovani adolescenti che si stanno suicidando in massa, perché cadute
in mano all'ISIS e usate come schiave del sesso. Si impiccano col velo. Una
guerrigliera curda si è uccisa, pur di non finire in mano all'ISIS... quante
altre notizie potrei riportarvi!
Ho ascoltato le dichiarazioni dei miliziani del gruppo terroristico che sta
addestrando i bambini all'uso delle armi e li sta indottrinando all'odio verso
gli occidentali, ho visto la folla che faceva giuramento di fedeltà al capo
religioso dell'ISIS, ragazzi di quattordici, quindici anni che si arruolano,
perché vogliono combattere per quella che ritengono la loro causa, ma tra tutte
le dichiarazioni, mi ha colpita quella di un terrorista che ha detto: <<Verremo
a prendere le vostre donne e i vostri figli (rivolto al mondo occidentale) e
faremo loro quello che voi avete fatto alle nostre donne e ai nostri figli>>.
Lo ha detto serio, minaccioso, ma poi è scoppiato in lacrime sulla seconda
parte della dichiarazione: faremo loro
quello che voi avete fatto alle nostre donne e ai nostri figli. Quello non
era più il guerrigliero che parlava, ma l'uomo.
Mi ha molto colpita. Ma ho pensato subito: che cosa abbiamo fatto noi alle loro
donne e ai loro figli? VOI, NOI: questione di pronomi, parole che distinguono
popoli, razze, religioni, civiltà diverse. IO non ho fatto niente. Ma QUALCUNO certamente
deve aver fatto.
Ecco... lo scontro, le ingiustizie, le
sopraffazioni hanno generato l'odio e l'odio ha generato la guerra. Chi è più
forte vince, ma non sempre la forza è quella delle armi. Esiste anche la forza
della fede, come stanno dimostrando gli islamici e, se uniamo le due forze
(militare e religiosa), la miscela risulta pericolosa alla pari di una bomba
atomica.
Tornando al titolo, IL
MONDO E' BELLO PERCHE' E' VARIO, mi
viene in mente una battuta che si sente spesso: IL MONDO E' BELLO PERCHE' E'
AVARIATO.
A me viene solo da pensare: IL MONDO NON E' PIU' BELLO PERCHE' E' AVARIATO. E
siamo stati noi esseri umani a ridurlo così. La colpa non è sua, tua, loro,
nostra, vostra, mia: è di tutti.
Troppi squilibri, troppa disuguaglianza. La parola magica, allora, potrebbe
essere una sola: RISPETTO inteso come AMORE PER IL PROSSIMO.